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Implant Tribune Italian Edition

15Implant Tribune Italian Edition - Marzo 2013 Implantologia Estetica SPI DFI ATID ARRP ARRC PROVARE PER CREDERE Il primo impianto è GRATIS!*! I N N O V A Z I O N E S O L U Z I O N I S E M P L I C I T A ’ H I G H T E C H Q U A L I T A ’ S T A B I L I T A ’ V I S I O N O R I G I N A L I T A ’ L’Eccellenza che si vede Da oltre 20 anni, Alpha-Bio Tec sviluppa e produce soluzioni implantologiche avanzate e di alta qualità, mantenendo allo stesso tempo il concetto di semplicità che da sempre la contraddistingue. * Promozione soggetta a limitazione numerica previa approvazione della casa Fig. 5 - Stabilizzazione del blocco sul sito ricevente. Fig. 6 - Maturazione dell’innesto. Fig. 8 - Trauma in zona anteriore. Fig. 9 - Difetto osseo in zona 11-21. Fig. 7 - Preparazione dell’alveolo chirurgico. < pagina 14 Subito dopo il posizionamento dell’impianto, o al massimo entro 48 ore, viene effettuato l’adatta- mento e la funzionalizzazione dei provvisori, cercando di escludere le forze laterali. Il paziente viene inoltre invitato a un’alimentazione morbida durante il primo mese, per poi aumentare progressivamente i carichi. I restauri definitivi in cera- mica vengono realizzati in accordo ai tempi di guarigione canonici. Il primo passaggio in questi inter- venti è sempre stato l’apertura di un lembo trapezoidale nel sito ri- cevente e scollamento a tutto spes- sore per consentire la misurazione e valutazione delle dimensioni del prelievo (Fig. 2). Per effettuare il prelievo, in zona retromolare man- dibolare, è stato elevato un lembo a tutto spessore con incisione crestale distale all’ultimo elemento denta- rio e intrasulculare degli ultimi due molari, utilizzando una semplice anestesia plessica. Scollato il lembo, si è cercato di esse- re quanto più conservativi possibile scostando i tessuti solo per consen- tire il passaggio degli strumenti da taglio osseo. Per effettuare l’oste- otomia è stato utilizzato lo stru- mento piezoelettrico Surgybone (Silfradent, Italia): in questo modo si evitano lesioni accidentali dei tessuti molli, a differenza di quanto potrebbe accadere usando gli stru- menti rotanti (Figg. 3, 4). Il blocco os- seo, dopo essere stato mobilizzato, viene conservato in soluzione fisio- logica sterile. Il sito ricevente viene trattato effettuando una decortica- zione per favorire l’attecchimento, e viene modificato per creare un letto ricevente il più possibile compatibi- le. Il blocco, poi, viene lavorato per eliminare eventuali margini non smussi e fissato con viti da osteosin- tesi (Fig. 5). La lavorazione dell’innesto risulta estremamente semplice utilizzan- do lo strumento piezoelettrico in quanto, a differenza degli strumen- ti rotanti dove i movimenti della fresa tendono a riflettersi sull’inne- sto correndo il rischio di proiettare l’innesto stesso, le microvibrazioni modificano il blocco senza incidere sulla sua posizione spaziale. Il lembo è stato mobilizzato con del- le incisioni periostali, i gap margi- nali sono stati riempiti di materia- le da innesto misto a tessuto osseo parcellare autologo, il materiale innestato è stato protetto con una membrana riassorbibile e la chiusu- ra è stata effettuata senza tensioni. Alla completa integrazione dell’in- nesto circa 4 mesi dopo (Fig. 6), è stato effettuato un lembo di accesso con incisioni paramarginali distan- ti circa 2 mm dagli elementi dentari vicini nel tentativo di rispettare la papilla. Il lembo è stato scollato a tutto spessore vestibolarmente sino a consentire la rimozione delle viti da osteosintesi. Il corretto orienta- mento dell’alveolo implantare è sta- to valutato attraverso una ceratura diagnostica e conseguente masche- rina guida. L’alveolo è stato creato mediante in- serti del bisturi piezoelettrico (Fig. 7), in quanto le normali strumen- tazioni rotanti rischiano di subire nell’orientamento spaziale la diver- sa densità ossea. Infatti, innestando del tessuto corti- cale prelevato dalla zona retromola- re mandibolare in zona mascellare anteriore, il tessuto osseo derivante dalla somma ricevente/donatore avrà due diverse densità: la D1 (in quanto è per la quasi totalità di tes- suto corticale) del donatore e la D3 (in quanto caratteristica della zona mascellare superiore anteriore) del sito ricevente. > pagina 16