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Dental Tribune Italian Edition

4 Dental Tribune Italian Edition - Febbraio 2013Attualità << pagina 1 Troppa burocrazia sulla detassa- zione. In un comunicato, Confpro- fessioni avanza dure critiche al Decreto approvato il 22 gennaio dal Consiglio dei Ministri che ha ridise- gnato la mappa delle voci retributi- ve dell’agevolazione fiscale, cancel- lando di fatto straordinari, lavoro supplementare, notturno e festivo. Non solo. Per accedere ai benefici previsti, il datore di lavoro dovrà se- guire un nuovo iter burocratico, che rischia di penalizzare gli studi pro- fessionali e le aziende di piccole di- mensioni. «Siamo passati dagli au- tomatismi alla burocratizzazione». attacca Leonardo Pascazio, delegato per le Politiche del lavoro e del wel- fare di Confprofessioni. «Il decreto per la detassazione ha introdotto un meccanismo macchinoso e poco operativo che disincentiva l’agevo- lazione fiscale». Ha introdotto infatti un nuovo Detassazione L’eccessiva burocrazia frena i benefici L’abusivismo dinanzi alla cinepresa A Milano gli spot vincitori del contest Andi La storica battaglia che da decenni, l’Ordine, l’Andi e la categoria combat- tono contro l’abusivismo, ha registra- to giovedì 31 gennaio, a Milano, una nuova fase che promette di risultare pregnante: la realizzazione di alcuni brevissimi spot, vincitori di un concor- so indetto da Andi per illustrare, visiva- mente, e in maniera più convincente, i rischi che può correre un paziente di finire, consapevole o no, nelle mani dell’abusivo. La presentazione di vin- citori e filmati, curata da Gianfranco Prada,coadiuvatodaMauroRocchetti, vice presidente Andi e anima del con- corso, ha avuto luogo nei bianchi e raf- finati locali del Museo del Novecento di Milano piazza Duomo, alla presenza di altri componenti della Giunta Andi, di giornalisti e di una nutrita rappre- sentanza della Milano Scuola di Cine- ma e Televisione, di cui i giovani film maker sono promettente espressione. Battaglia definita “storica” e neanche tanto enfaticamente, perché è stata richiamata una lettera del 1946 che il primo presidente Andi, Domenico Giosa, scrisse allora al Ministro, in cui si denunciava con forti tinte, un fenome- WEB ARTICLE WWW.DENTAL-TRIBUNE.COM passaggio che impone al datore di lavoro il deposito dei contratti pres- so la Direzione territoriale del lavoro competente, entro 30 giorni dalla sottoscrizione. «Una novità che non agevola in alcun modo un percorso pratico applicativo della norma» continua Pascazio. «In un momen- to storico e sociale in cui qualsiasi elemento, che produce maggior red- ditività per i lavoratori e favorisca un aumento della produttività, di- venta fondamentale per gli studi e le aziende, il Governo ha introdotto un nuovo ostacolo burocratico che scoraggia l’applicazione della norma e penalizza soprattutto i lavoratori». L’altro elemento di rigidità inserito dal Dpcm riguarda gli «indicatori quantitativi di produttività, redditi- vità, qualità, efficienza e innovazio- ne», che determinano il regime fisca- le agevolato, ovvero l’applicazione un’aliquota Irpef ridotta, pari al 10%, sulle voci variabili della retribu- zione. «Dall’esame del testo appare chiaro come sia stato completamen- te cancellato il precedente scenario delle voci retributive oggetto del trattamento fiscale sostitutivo e in- dividuate negli straordinari, lavoro supplementare, notturno e festivo. Il termine inserito all’art. 2 del De- creto “indicatori qualitativi” risulta poco applicabile e soprattutto inef- ficace». sottolinea il delegato delle Politiche del lavoro di Confprofessio- ni. «Invitiamo pertanto il Governo a rivisitare la norma individuando un meccanismo più fluido, meno buro- cratizzato; viceversa dovrà ammet- tere di restringere la portata delle agevolazioni e assumersi la respon- sabilità politica». no, che ieri, come oggi, con 15 mila falsi dentisti in attività, “avvilisce” la profes- sione e chi, meritevolmente, la esercita. Se l’opinione pubblica è magari por- tata a dar la colpa all’Ordine e alla categoria, per non esercitare la do- vuta vigilanza sull’abusivismo (e sul “prestanomismo”, suo parente), c’è da dire che una buona dose di responsa- bilità ce l’hanno, tanto per cambiare, i politici che da anni vengono spronati a por mano al fenomeno in modo da stroncarlo una volta per tutte andan- do oltre le attuali “grida manzoniane”. Basterebbe la confisca, strumento di grande efficacia con la mafia, a rin- tuzzare forse, una volta per tutte, l’a- busivo, soprattutto pensando quanto costano (anche a lui!) gli strumenti per esercitare. Ma con pene pecuniarie come le at- tuali, assolutamente ridicole, non c’è speranza di venire a capo dell’odio- so fenomeno. Nell’ultima legislatura sembrava finalmente che anche l’Italia stesse per entrare nel novero dei pa- esi civili con sanzioni degne di questo nome, ma la fine della legislatura ha ancora una volta riportato l’asticella ai livelli iniziali e non c’è assolutamen- te da confidare, come dice Giuseppe Renzo, che i futuri governanti trovino una soluzione definitiva. «L’esperien- za insegna – dice infatti il presidente Cao – che le aspettative anche quelle più consolidate spesso non si riesco- no a raggiungere, anche a causa della vischiosità del nostro sistema politico parlamentare che prevede un iter per l’approvazione delle leggi, sicuramente garantista, ma spesso lungo e defati- gante». Un’altra causa dell’attuale impasse sta nel mancato dialogo tra magistratura e Ordine. Se tutte le sentenze di con- danna dei prestanomisti secondo l’art. 348 del Codice penale fossero conosciu- te dall’Ordine, esso potrebbe anche provvedere. Matraiverdetti(delgiudice)eleconse- guenti radiazioni (dell’Ordine) vi è un forte divario dovuto all’incomunicabi- lità. Tralasciando le altre circostanze che incancreniscono il problema e ve- nendo ai filmati (una mezza dozzina su oltre 80 sceneggiature pervenute) proiettati al Museo, c’è da rilevare in tutti perlomeno la convincente effica- cia. Promettono pertanto di costituire un buon inizio di una campagna di sensibilizzazione, di cui non è stato ancora comunicato l’inizio. Sensibiliz- zazione che si può tradurre in questo caso con acculturazione (il che spiega l’intervento della Fondazione Andi alla conferenza,nellapersonadelpresiden- te Mancini ), ossia chiarimento e pro- mozione di principi base della profes- sione odontoiatrica, non ancora ben radicati nella “pazientela” e dai quali gli spot traggono ispirazione. Un principio base è che tra un dentista qualificato e un abusivo c’è una gran bella differenza, al contrario di quan- to molti credono. L’altro principio che bisogna tenere a mente è che l’abusivo è sostanzialmente un ladro quattro volte: di salute e di soldi (al paziente), di mestiere (al professionista) e di tasse (allo Stato). L’altro, ancora, è che il pa- ziente deve “prestare attenzione” a chi gli mette le mani in bocca (e ai pericoli che di conseguenza corre), e non solo chiudere gli occhi. I filmati, quindi, non costituiscono tanto e solo lo stimolo per i cittadini a denunciare, investen- doli del ruolo di “guardiani della buo- na professione”, bensì sono un invito a prendere maggior coscienza dei termi- ni reali dell’abusivismo. m.boc Leggi su www.dental-tribune.com l'intervista fatta al vincitore del concorso Andi Contest.