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30 Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2012Scienza & Storia < pagina 29 Associata a queste lesioni si osserva unadiffusareazioneiperostoticasia a margine degli alveoli, sia in corri- spondenza della porzione mediale del palato; lesioni osteoproduttive a forma di creste irregolari e salien- ze mammellonate si repertano poi lungo la sutura palatina fino a coin- volgere i processi palatini dell’osso mascellare. Infine, si evidenziano, a livello di tutti gli alveoli, accentuati fenomeni di retrazione alveolare. Discussione Il quadro complessivo è ascrivibile a una grave paraodontopatia gene- ralizzata; tuttavia, alcune caratteri- stiche rendono particolare il quadro e consentono di ascriverlo a quelli dovuti a carenze nutrizionali e in particolare ad avitaminosi quali, ad esempio, lo scorbuto, che nell’adul- to lascia segni scheletrici special- mente a carico delle ossa del palato e degli alveoli. Le lesioni riscontrate in questo caso a carico dei margini alveolari rappresentano un’espres- sione rara, seppure eclatante, del quadro avitaminosico. Le lesioni ossee riferibili allo scorbuto si espri- mono in una generalizzata e irrego- lare aposizione ossea sub-periostea, rappresentata in una tuberosità più o meno marcata lungo la linea me- diana della sutura palatina, talora esclusivamente circoscritta al toro, laddove è presente il forame palati- no, e accompagnata da una reazione iperostotica irregolare di varia enti- tà delle ossa della volta del palato, la quale si manifesta come un’al- ternanza di creste mammellonate e curvilinee di diversa grandezza. Inoltre, va considerato come lo scor- buto possa favorire l’insorgenza di lesioni infiammatorie gravi degli alveoli (con reazione iperostotica a margine degli alveoli stessi) riferibi- li a stati infiammatori, o essere com- plicata da processi infettivi cronici (tipo piorrea) che accompagnano di regola le lesioni della volta del pala- to. Resta infine da sottolineare che la ricerca di segni patognomonici dello scorbuto effettuata sui restan- ti 17 soggetti – un subadulto, due adulti giovani (fino 30 anni), sette adulti dai 30 ai 45 anni e otto adul- ti maturi (45-60 anni) – ha posto in evidenza una significativa presenza di lesioni del palato, tali da far ipo- tizzare uno stato di carenza vitami- nica cronico e diffuso nel campione di popolazione in esame. Fig. 4 - Mascella in norma laterale sinistra. Visibile la cresta ossea e la retrazione alveolare sul versante labiale. (collezione di Paleopatologia del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università degli Studi di Torino, Reperto n. 14). 1. Dasti L., 1878. Notizie storiche archeologiche di Tarquinia e Corneto. Roma: Tip. Dell’Opinione. 2. Davide D., 1939. Contributo allo studio morfologico della stirpe etrusca. Tesi di Laurea, Univer- sità di Torino. 3. Paleopathology Club – Newsletter n. 105, http://www.pathology.vcu.edu/paleo/case.100.html. 4. Steinbock R.T., 1976. Paleopathological Diagnosis and Interpretation - Bone diseases in ancient human populations. Springfield: Charles C. Thomas Publisher. 5. Zimmerman M.R., Kelley M.A., 1982. Atlas of human Paleopathology. New York: Praeger Publishers. bibliografia Rischio di endocardite Molti dentisti tedeschi ignorano le linee guida Bad Oeynhausen, Germania – Pazienti tedeschi con car- diopatia congenita o acquisita sono invitati a presentare un esame cardiologico al loro dentista prima di un trat- tamento per evitare una possibile endocardite. Secondo un recente studio, molti dentisti nel paese non seguono le attuali Linee guida della Società tedesca di Cardiolo- gia, che consiglia una terapia antibiotica prima del trat- tamento parodontale per i pazienti ad alto rischio. Prima del 2007, la profilassi antibiotica era raccoman- data anche per pazienti con un rischio relativamente basso. Secondo la prof.ssa Cornelia Piper, una cardiolo- ga e ricercatrice presso il Centro cuore e diabete NRW a Bad Oeynhausen, le nuove Linee guida non hanno fino- ra contribuito a sensibilizzare i dentisti, soprattutto in termini di metodi per prevenire la pericolosissima en- docardite infiammatoria. Per contro, limitare le misure precauzionali per pazienti ad alto rischio ha portato a meno terapie antibiotiche non solo per i pazienti a ri- schio moderato, ma anche per i pazienti ad alto rischio. L’endocardite è un’infiammazione della parte interna delle camere cardiache e valvole del cuore. Se non trat- tata, può essere una malattia fatale. In Europa occiden- tale, l’endocardite è rara in persone con un cuore sano ed è curabile con antibiotici. Tuttavia, i soggetti con malattie cardiache congenite o acquisite, soprattutto coloro che hanno avuto una sostituzione della valvola del cuore, presentano un rischio più elevato di svilup- pare l’endocardite. «Un trattamento parodontale può diventare fortemente pericoloso per questi pazienti ad alto rischio», dice Piper. «A causa di numerose procedu- re dentali, batteri Gram-positivi dalle tasche gengivali possono entrare nel flusso sanguigno. I batteri quindi tendono ad aderire alle valvole cardiache e si moltiplica- no e il risultato è l’endocardite». Le Linee guida della Società tedesca di Cardiologia rac- comandano per i pazienti ad alto rischio di sottoporsi a una terapia antibiotica – una cosiddetta profilassi en- docardite – prima del trattamento dentale. «Assunto un’ora prima del trattamento parodontale, l’antibiotico assicura che, al massimo, solo piccole quantità di batte- ri possono raggiungere le valvole cardiache. In questo modo, il rischio di infiammazione del rivestimento è notevolmente ridotto», ha spiegato Piper. «È stato dimostrato che il mezzo più sicuro per i pazienti è l’uso del cosiddetto pass del paziente, che deve conte- nere indicazioni adeguate ed essere presentato al denti- sta che esegue i trattamenti», ha aggiunto Piper. «Si sta valutando se raccomandare una profilassi antibiotica anche per i pazienti con un rischio moderato di endo- cardite. Tuttavia, al momento, non ci sono dati sufficien- ti per questo». Dental Tribune International Grave patologia di endocardite batterica subacuta, che coin- volge la valvola mitrale (DTI/Photo courtesy of wikimedia). Prima rimozione di un cancro orale su un feto nell’utero Miami – Per la prima volta nella storia della Medicina, nel cor- so di un intervento pionieristico all’interno dell’utero materno, i medici hanno rimosso una massa tumorale piuttosto estesa dalla bocca di un feto di 4 mesi. Poche settimane fa, la bambina che adesso ha quasi 2 anni, ha presenziato a una conferenza stampa. In una conferenza stampa svoltasi il 21 giugno al Jackson Memorial Hospi- tal, una donna di 37 anni ha racconta- to la sua storia: durante un’ecografia di routine della sua seconda gravi- danza, è emerso che portava in grem- bo un feto con una massa sporgente dalla boccuccia. Il responso dei me- dici era stato di teratoma orale, rara forma di tumore che avrebbe origine dai tre strati germinali embrionali. Dopo attenta riflessione, la decisione di intervenire nel maggio 2010. Ruben Quintero, professore di Oste- tricia e Ginecologia, assistito da Efti- chia Konopoulus, ha utilizzato un endoscopio guidato da una sonda e un laser per asportare il tumore nell’utero, senza complicazioni per la mamma e il feto. L’operazione è dura- ta poco più di un’ora in anestesia lo- cale. Cinque mesi dopo l’intervento, la paziente ha dato alla luce con parto naturale e senza troppi problemi una splendida bambina, del tutto sana. L’immediato controllo sulle labbra e nella bocca della neonata non ha infatti evidenziato lesioni e neanche residui della massa tumorale. I medi- ci hanno dichiarato che l’unico segno visibile era una piccola cicatrice sulla bocca della piccola. Durante la confe- renza, la mamma ha ringraziato me- dici e staff per l’assistenza ricevuta: “Hanno ridato la vita a nostra figlia. Senza il loro aiuto, non sarebbe più qui tra di noi”. “I teratomi nasofarin- gei – spiega lo specialista – sono asso- ciati a un elevato rischio di mortali- tà neonatale, dovuta in particolare all’ostruzione delle vie respiratorie. Se si riesce a individuare il proble- ma con sufficiente anticipo, come nel caso in esame, la rimozione del teratoma dal feto può evitare sia lo sviluppo della massa tumorale, sia la distorsione della struttura del viso, un eccesso di liquido amniotico, l’edema e il rischio di un feto nato morto”. I medici dicono, inoltre, che le possibilità di sopravvivenza del feto si aggirano tra il 30 e il 40%. Se la mamma riesce a portare a termine la gravidanza, il parto sarà quasi sicu- ramente cesareo, il neonato avrà bi- sogno subito di una trachetomia per respirare, e sarà sicuramente sotto- posto ad alcuni interventi chirurgici nei mesi successivi alla nascita. I ri- cercatori hanno concluso che “l’espe- rienza suggerisce che la fetoscopia, in questo specifico caso, può essere utile per una valutazione dettagliata della lesione, così come può poten- zialmente consentirne la rimozione totale della massa tumorale”. Fonte: articolo diffuso online il 9 aprile 2012 prima della pubblica- zione sull’American Journal di Ostetricia e Ginecologia.