Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Lab Tribune Italian Edition

6 Italian EditionAnno II n. 4 - Ottobre 2012 Tecnologia CAD/CAM Implantologia. L’arte perfetta del camouflage grazie al CAD/CAM Robert Michalik, Polonia Quando mi sono diplomato presso la Facoltà di Odontotecni- ca della Warsaw Medical School nel 1987, non avevo idea che la mia professione sarebbe cambiata così tanto nel corso del successivo quarto di secolo. Allora, accoglie- vo con entusiasmo ogni nuova innovazione, per l’utilizzo di mol- tedellequalisonostatounpionie- re in Polonia. Ripensandoci adesso, dopo più di 20 anni, possono affermare con certezza che la tecnologia dentale ha vissuto una profonda rivoluzio- ne tecnica. Dopo tutto, oggi, è dif- ficile immaginare un moderno laboratorio odontotecnico che non conosca la tecnologia CAD/CAM. La mia prima esperienza con il CAD/CAMrisaleal2004,quando decisi di acquistare un dispositivo della DeguDent. Uso intenzional- mente la parola “dispositivo”, dal momento che non era ciò che ora consideriamo un sistema CAD/ CAM basato sulla scansione di modelli virtuali. Sono stato con- quistato però dalla potenzialità che quella macchina mi offriva allora. Per un breve periodo, Odontotecnici e Odontoiatri sono stati combattuti tra i pro e i con- tro del CAD/CAM. Questi ultimi erano dovuti soprattutto a igno- ranza e paura nei confronti della nuova tecnologia. Io ho utilizzato quel dispositivo per due anni, fin- ché ho ceduto alla tentazione di acquistare un’altra novità tecnica. Vidi per la prima volta que- sta unità, prodotta da Wieland, all’International Dental Show di Colonia. L’aspetto più innovativo e il grande vantaggio rispetto al modelloprecedenteeraloscanner 3Shape, che era in grado di ese- guire la scansione del modello e trasferire i dati al software CAD, permettendo così la realizzazione di un modello virtuale. Il sistema era una tale innova- Fig. 1 - Situazione iniziale. Fig. 2 - Ponte Maryland preparato. Fig. 3 - Estrazione. Fig. 4 - Situazione dopo l’osteointegrazione. Fig. 5a - Esposizione dell’impianto. Fig. 5b - Transfer d’impronta. zione e le possibilità offerte erano così determinanti che nel 2006 iniziai a utilizzare il modello 4820. Il volume di ordini che il mio laboratorio gestiva aumentò drasticamente, dal momento che al contrario dell’unità DeguDent, che inizialmente poteva tagliare ponti a quattro elementi e suc- cessivamente a sette elementi, il CAD/CAM Wieland permetteva di realizzare strutture a 14 ele- menticondiversitipidimateriale (plastica, acciaio, titanio). Sulla base delle mie osservazio- ni e di molti anni di esperienza, posso affermare che gli scanner hanno raggiunto i massimi pro- gressi in termini di tecnologia. Le macchine più nuove hanno solo aumentato la quantità di materiale che può essere tagliato e hanno velocizzato la velocità di taglio. Sono gli scanner che han- no assicurato i rivoluzionari passi in avanti nello sviluppo del CAD/ CAM. 3Shape, che attualmente è il leader indiscusso in questo ambi- to, ha rivestito un ruolo principale in questo sviluppo. Un utilizzato- re moderno di CAD/CAM ha tut- to ciò che occorre per assicurare una perfetta applicazione pro- tesica, ovvero ogni cosa, da una corona provvisoria fino a restauri complessi supportati da impianti. Inoltre, tutto il lavoro oggi può essere eseguito in un’articolazio- ne virtuale, superando i problemi tecnologici tipici dei metodi tradi- zionali. Oggi i pazienti richiedono soluzioni terapeutiche rapide ed economiche, con la certezza dei massimi standard operati- vi. I sistemi CAD/CAM aiutano a ridurre significativamente i costi di produzione. Quindi, l’elevato costo di acquisto di un sistema CAD/CAM è un investimento che si ripaga. Le infinite opportuni- tà di collaborazione tra laboratori attestanolasuperioritàdellatecno- logiaCAD/CAM.Cosìcomelosvi- luppo delle linee aeree hanno reso possibile il rapido raggiungimento di ogni angolo del globo, allo stes- so modo il CAD/CAM promuove il lavoro tra laboratori di tutto il mondo. E in questo probabilmente consiste il suo principale successo: la collaborazione internazionale che mette in collegamento le per- sone porta vantaggi e soddisfazio- ne. Ci sono state molte occasioni nella mia attività professionale in cui ho eseguito il lavoro senza nep- pure vedere il viso dei miei clienti. Questa è la prova dell’importan- za della comunicazione internet nell’industria dentale. Ovviamente, il sistema CAD/ CAM rappresenta solo metà della storia, in quanto le mani dell’odontotecnico sono ancora insostituibili nel momento in cui si arriva alla fase della ceramiz- zazione della struttura. Nessun sistema può applicare la ceramica in un modo tale per cui il restauro sembri un dente naturale. Quin- di, l’ideale è combinare le possibi- lità offerte dal CAD/CAM con le capacità artistiche dell’odontotec- nico.Unastrutturacorrettamente preparata, un buon sigillo margi- nale e la scelta dei materiali sono tutti fattori molto importanti, ma la rifinitura finale di una corona dipende ancora dall’estetica otte- nuta dalla capacità delle mani dell’uomo. Il lavoro dell’odontotecnico richiede la conoscenza di diversi materiali e di come si compor- tano, nonché notevoli capacità umane per operare con sempli- cità con colore e forma. Una mia conoscenza di lunga data, l’eccezionale odontotecnico master Klaus Müterthies, conti- nua a sottolineare che la forma ha laprecedenzasulcolore.Ilpazien- te si focalizza principalmente sul modoincuiilrestauroprotesicosi armonizza con i denti naturali. Se la forma non è corretta, i difetti di colore appaiono come dettagli che non hanno un’eccessiva influenza sull’aspetto globale della corona. Sebbene la maggior parte dei pazienti non sappia come valutare correttamente un restauro prote- sico, ho notato una crescente con- sapevolezza per quanto riguarda la qualità del lavoro. Questa aumenta con l’aumentare dei pas- si in avanti generali nello stile di vita delle persone. La maggior parte di noi vuole restare giova- ne e bello per sempre. Quindi, sempre più persone considerano la dentatura in termini non solo di sostituzione dei denti man- canti, ma anche di correzione di quelli esistenti. Un buon esempio di ciò è il boom dell’Ortodonzia e la richiesta di sbiancamento e di miglioramento del sorriso trami- te faccette. Un altro fattore molto impor- tante nell’arte protesica è la necessità di una sforzo colletti- vo dell’intero team – a partire dall’Odontoiatria, all’Ortodonti- sta, al Chirurgo/protesista, fino all’odontotecnico. Ho avuto una grande fortuna nel lavorare con collaboratori che hanno scelto di operarenellastessaareadisvilup- po tecnologico e di lavoro protesi- co estetico. Uno degli Odontoiatri che lavora a stretto contatto con il mio laboratorio spesso sotto- linea che «così è l’odontoiatra così deve essere l’odontotecnico e viceversa». Probabilmente, que- ste parole rivelano quanto stretto sia il legame che c’è sempre stato tra odontotecnico e odontoiatra. Lo studio del caso qui presentato riflette la mia convinzione che il lavoro protesico sia una combina- zioneditecnologiamodernaconil suo impiego esperto e un elevato livello di arte nelle mani dell’o- dontotecnico. Caso clinico Una donna di 27 anni si è pre- sentata presso il nostro studio dentistico con il desiderio di un sorriso più estetico. All’età di 17 anni aveva subito un incidente (era stata colpita da un’altalena) con il conseguente significativo spostamento del dente 21 verso l’alto, a causa di una grave atrofia ossea e riassorbimento radicola- re (Fig. 1). La giovane età della paziente e la sua crescita ossea ancora in progressione non erano garanzia di successo. Ladecisionedimigliorareilsuo aspetto arrivò solo a 27 anni. La situazione richiedeva l’estrazione del dente, con successivo inseri- mento di un impianto con appli- cazione di una corona protesica. Il primo problema che emergeva nell’analisi preliminare, prima della procedura implantare, era che la quantità di osso e lo spes- sore del piano osseo richiedevano l’utilizzo di un materiale d’inne- sto. La paziente non era d’accordo con questa soluzione e si aspettava un risultato cosmetico predicibile, con una buona estetica finale. Nella prima fase, abbiamo rea- lizzato un ponte Maryland (Fig. 2). Tale soluzione assicurava la protezione per la paziente duran- te il periodo di osteointegrazione. Diversi mesi dopo la procedura chirurgica, l’impianto (in questo caso Ankylos, DENTSPLY Fria- dent) è stato esposto. Risultò che l’impianto era stato posiziona- to in direzione troppo palatale. La sfida era quella di ristabilire una linea simmetrica ai margini cervicali della paziente, nonché un margine gengivale natura- le biologico. La posizione verso il retro dell’impianto richiedeva l’uso di un abutment angolato di 30°. Sfortunatamente, il sistema utilizzato in realtà limitava tale approccio, dato che al momento dell’esecuzione di tale procedura era impossibile ottenere l’indivi- dualizzazione in laboratorio (oggi LT pagina 7