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Implant Tribune Italian Edition

14 Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2012Industry Report << pagina 13 Trenta pazienti sono stati arruolati nello studio. Di questi pa- zienti, 10 casi mascellari e 10 casi mandibole sono stati trat- tati con 6 e 5 impianti rispettivamente, per un totale di 110 impianti rappresentanti il gruppo test per gli impianti avvi- tati; e 10 pazienti (5 mascellari e 5 mandibole) rappresentanti il gruppo di controllo con impianti cementati, per un totale di 55 impianti inseriti. Tutti i pazienti erano edentuli nel ma- scellare e/o nella mandibola al momento dell’intervento (Fig. 1). Tutti i pazienti sono stati trattati con impianti Seven con superficie SLA e/o impianti Mistral (MIS, Israele; Fig. 2). In aggiunta, un provvisorio avvitato in resina è stato inseri- to durante l’intervento chirurgico per il gruppo test mentre per il gruppo di controllo il provvisorio è stato cementato sull’impianto. Tutti i ricercatori hanno rispettato le istruzioni della casa produttrice per la preparazione del sito e l’inserimento im- plantare. La stabilità primaria iniziale è stata valutata impo- stando il torque d’inserimento dell’unità chirurgica, registra- to secondo la seguente classificazione modificata: “stretto” quando il torque è maggiore di 45 N cm, “fermo” tra 30 e 44 N cm, o “sciolto” quando è minore di 30 N cm (adattata da Testo- ri et al. 2002). La lunghezza e il diametro dei singoli impianti possono variare da soggetto a soggetto, in base alla quantità e alla qualità dell’osso nel sito chirurgico. L’obiettivo del trat- tamento prevedeva la consegna del provvisorio protesico en- tro quattro ore dal posizionamento implantare, utilizzando la procedura protesica che si adattava meglio al caso clinico. Un ponte provvisorio rinforzato in acrilico è stato ribassato sopra le multi unità cilindriche provvisorie in titanio, e im- mediatamente avvitate nel moncone per il gruppo test. Un provvisorio rinforzato con denti in acrilico era poi cementato sul moncone in titanio per il gruppo di controllo. L’occlusione veniva accuratamente controllata. Ai pazienti non veniva raccomandata una dieta specifica. I pazienti erano inseriti in un programma di richiamo speci- fico durante i primi 6 mesi: una volta a settimana durante il primo mese, una volta ogni due settimane tra il secondo e il terzo mese, e una volta al mese fino al sesto mese. Sono state effettuate delle radiografie panoramiche e delle peri-apicali per analizzare l’inserimento implantare. Le radiografie peri-apicali sono state effettuate anche succes- sivamente dopo 3, 6, 12, 24, 48 e 60 mesi dal carico occlusale (Figg. 5, 6). I cambiamenti dell’osso marginale peri-implanta- re sono stati valutati utilizzando una tecnica di misurazione computerizzata applicata alle radiografie peri-apicali intrao- rali. La valutazione del livello del margine osseo intorno agli impianti è stata effettuata utilizzando un software di analisi di immagini (RVG). Risultati Trenta pazienti sono stati arruolati nello studio. Di questi, 10 mascellari e 10 mandibole sono stati trattati rispettivamente con 6 e 5 impianti nel gruppo test (110 impianti) e 5 mascellari e 5 mandibole nel gruppo di controllo (55 impianti). Dei 165 impianti inseriti, 4 sono stati persi. Un impianto apparteneva al gruppo test e 3 impianti al gruppo di controllo. Gli impianti hanno mostrato ampio riassorbimento di osso marginale e segni di peri-implantiti. I pazienti avevano una storia di bru- xismo, fumo e/o scarsa igiene orale e parodontite. Nessuno dei pazienti arruolati ha abbandonato durante il periodo di studio e tutti i pazienti hanno mostrato grande soddisfazione per l’efficacia del trattamento. Le registrazioni RFA hanno mostrato valori più elevati per le misurazioni mesio-distali rispetto a quelle vestibolo-palatali: 65,3 ISQ (SD 6) contro 55,8 ISQ (SD 6,9) per tutti gli impianti. Il livello di osso marginale era situato più coronalmente negli impianti del gruppo test in tutte le fasi dello studio. Dopo 6 mesi, il livello dell’osso marginale è stato, in media, 0,9 mm (SD 1,1) al di sotto della spalla dell’impianto, per gli impianti del gruppo test, e 2,7 millimetri (SD 1,2) per gli impianti del gruppo di controllo. In media, 0,3 mm (SD 1) di perdita ossea è stata osservata per gli impianti di prova, e 0,8 mm (SD 1,2) per gli impianti di controllo durante i primi 12 mesi (p = 0,05). Una proporzione simile di pazienti ha mostrato uno o più im- pianti con perdita di massa ossea. Più pazienti e impianti nel gruppo di controllo hanno mo- strato da 2 a 3 mm di perdita ossea durante questi 12 mesi. Questi risultati sono stati confermati in successivi controlli a 48 e 60 mesi dopo l’inserimento dell’impianto. Complicanze tecniche Complicazioni tecniche legate alla resina si sono verificate più spesso nel gruppo di controllo rispetto ai pazienti del gruppo test. Sei ponti del gruppo test hanno mostrato un al- lentamento delle viti di montaggio sui monconi al controllo a 3 mesi. Discussione Il carico precoce è stato reso possibile dall’uso di superfici strutturate che promuovono l’osteointegrazione (Buser et al. 1991; Cochran et al. 1998; Trisi et al. 1999; Testori et al. 2002). Tuttavia, le procedure di carico immediato possono avere successo soltanto quando la quantità di micro-movimenti all’interfaccia osso-impianto rimane sotto una certa soglia durante la fase di guarigione (Szmukler-Moncler et al. 1998). È ampiamente accettato che il carico immediato è una proce- dura auspicabile che il risultato in termini di sopravvivenza degli impianti e il successo è paragonabile alla procedura di carico convenzionale. Pertanto, lo scopo del seguente studio è stato quello di mo- strare le indicazioni e i risultati clinici diversi per la soluzione cementata rispetto a quella avvitata nel carico immediato, per valutare il livello di evidenza e per discutere i tassi di so- pravvivenza degli impianti e delle percentuali di successo di questi due protocolli diversi. Studi diversi riguardanti il carico immediato occlusale di impianti orali hanno portato a diverse conclusioni, esposte nei relativi articoli (Aparicio et al 2003;. Cochran et al 2004.; Misch et al. 2004). In molti degli studi sul carico immediato, una buona qualità ossea viene indicata come un importante fattore prognostico per il successo della procedura (Chiapasco et al 2001;. Romeo et al 2002). Sebbene questa conclusione appaia ragionevole, il livello delle prove a sostegno dell’ipotesi è basso. Lo stesso vale per la lunghezza e il diametro degli impianti che devono essere utilizzati nel carico immediato. In uno studio controllato, le superfici implantari ruvide hanno mi- gliorato il tasso di sopravvivenza degli impianti a carico im- mediato (Rocci et al 2003.), tuttavia, l’influenza della ruvidità rispetto alle superfici lavorate non era significativa. Impor- tanti autori hanno rivolto il loro interesse sugli aspetti bio- meccanici dell’occlusione nel protocollo di carico immediato (Szmukler-Moncler et al. 2000; Gapski et al. 2003; Chiapasco et al. 2004). È comunemente accettato, dallo studio di Came- ron del 1971, che un limite di micro-movimento di150 micron non può essere superato (Maniatopoulos et al 1986;. Pilliar et al. 1986; Szmukler-Moncler et al. 1998). È stato dimostrato che questo limite potrebbe essere control- lato usando superfici strutturate e ottenendo un’immediata stabilità degli impianti (Chaushu et al. 2001; Calandriello et al. 2003). Il protocollo di carico immediato, collegando la stabilità pri- maria con un provvisorio protesico rinforzato in metallo av- vitato su una multi unità di monconi, ha avuto esito positivo nelle precedenti relazioni (Nikellis et al 2004.; Van Steenber- ghe et al. 2004). Conclusioni Tutti i pazienti inclusi nello studio hanno ricevuto una pro- tesi provvisoria entro quattro ore dall’intervento chirurgico, e la loro riabilitazione finale è stata completata 6 mesi dopo. Il fatto che i pazienti potevano indossare una protesi fissa sin dal primo giorno dalla chirurgia ha migliorato la compliance dei pazienti durante il periodo di trattamento. I difetti ossei marginali intorno agli impianti a carico imme- diato erano simili agli impianti con protocollo ritardato (Al- brektsson et al. 1986). Tuttavia, innumerevoli studi clinici sugli impianti a carico immediato hanno confermato chiaramente che i primi 6 mesi di funzione occlusale sono cruciali (Babbush et al. 1986; Schnitman et al. 1990; Balshi e Wolfinger 1997; Schnitman et al. 1997; Ericsson et al. 2000; Jaffin et al. 2000; Szmukler- Moncler et al. 2000; Chausu et al. 2001). Possiamo quindi concludere che il protocollo di carico imme- diato utilizzante multi unità di monconi è una tecnica rea- lizzabile. La bibliografia completa è disponibile presso l’Editore. Fig. 1 - Inserimento implantare. Gli impianti Seven e Mistral vengono inseriti flapless. Fig. 3 - Protesi cementata provvisoria posizionata nello stesso tempo chirurgico. Fig. 4 - Situazione clinica dopo 3 mesi dal carico occlusale. Fig. 5 - Caso clinico prima del trattamento. Fig. 6 - Sei impianti inseriti nel mascellare superio- re e pronti per la protesi cementata. Fig. 7 - Protesi cementata con contatti occlusali al tempo chirurgico. Fig. 8 - Tre dei sei impianti dopo tre mesi di carico occlusale con protesi cementata. Fig. 2 - Protesi provvisoria prima delle fasi protesi- che finali.