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Dental Tribune Italian Edition

15Dental Tribune Italian Edition - Novembre 2012 Speciale Disinfezione Attorno al paziente uno studio tutto a prova di batterio, anche i mobili Il problema della disinfezione di uno studio odontoiatrico presenta molte facce e una di queste (e ne- anche la meno importante) è l’igie- nizzazione dei mobili, che rischiano qualche volta di essere messi da par- te nella procedura di igienizzazione, in favore di altri e più immediati oggetti di intervento, più in primo piano o apparentemente più im- portanti. Ma la disinfezione non ha e non può avere zone d’ombra: o è disinfezione totale oppure non lo è. In questo senso, i mobili potrebbero essere assimilati ai camici indossati dagli operatori del dentale. Tutto il resto attorno è debitamente igieniz- zato, disinfettato a dovere, ma il ca- mice, magari per negligenza, per di- strazione, per erronea valutazione del rischio infettivo, è stato trascu- rato, ponendo in forse tutti gli sforzi compiuti nell’ambiente circostante, su persone e cose, per proteggere il paziente e chi lo assiste. Non siamo ovviamente noi soli a fare questa considerazione, ma un fabbricante di abbigliamento odontoiatrico che richiama questa frequente (e peri- colosa) incoerenza nel delicato pro- cesso della disinfezione. Per una particolareggiata disamina del problema igienizzazione dei mo- bili ci siamo rivolti all’esponente di un organismo collegiale che ha fat- to parlare di sé, sin dalla sua prima nascita: il Mau (Mobilieri Associati Unidi), organismo di recente fonda- zione che raggruppa sette aziende specializzate nell’arredo dentale, emanazione diretta dell’Unidi (As- sociazione delle industrie dentali). È proprio un componente del Con- siglio Unidi, Edoardo Botteon, Am- ministratore di una nota impresa costruttrice di mobili facente parte del Mau, ad illustrare alcune proble- matiche riguardanti il mobile nello studio e la sua igienizzazione. Premesso che vari sono i materiali di cui si può comporre un mobile odontoiatrico (ad esempio, riferito ai piani di appoggio, Corian, cristal- lo, acciaio inox, laminato ecc.) oltre, naturalmente, all’acciaio, materiale principe d’elezione per la sua com- pliance alle esigenze di uno studio e in particolare di uno studio odon- Our Design, Your Wellness toiatrico. Botteon puntualizza in- nanzitutto che i materiali di cui può essere composto un mobile preten- dono, ovviamente, trattamenti di- versi quanto ad igienizzazione. Sistema comune di trattamento rimane pur sempre il prodotto li- quido da spruzzare (battericidi e virucidi) di solito a base alcolica o di ammonio, ciascuno, naturalmente coi suoi pregi e difetti. L’alcool ad esempio, è comodo e veloce, perché evapora appena spruzzato, mentre per l’ammonio occorre un po’ più di tempo. Bisogna comunque se- guire le indicazioni del fabbricante, perché è in agguato il rischio di un conflitto tra il liquido spruzzato e il materiale stesso. Altro vantaggio dello spray, ad esempio, è interve- nire all’interno del mobile dove il ristagno è più facile. Secondo interrogativo è la frequen- za: ogni quanto tempo bisogna igie- nizzare? Dove insistere? Botteon: «Una frequenza media è due volte al giorno, mattino e sera. Auspica- bile è al cambio di ogni paziente, mentre per la sala di sterilizzazione suggeriamo di porre particolare at- tenzione al piano di lavoro. Alme- no una volta al giorno è corretto intervenire nel sottolavello dove di solito vengono sistemati i rifiuti. L’ideale, e qualcuno in realtà lo fa, è igienizzare dopo ogni paziente». Ovvio a questo punto chiedersi se i mobilieri specializzati siano tenuti a dare istruzioni sull’igienizzazione o, come capita ora, sia demandato ai fabbricanti di liquidi e spray, oltre- ché allo scrupolo del professionista. Il Mau si è incamminato su questa strada: si sta infatti studiando la possibilità di mettere a disposizio- ne entro breve tempo, dei mobili che abbiano le finiture di superficie ad efficacia antibatterica. In questa ricerca c’è la volontà delle aziende Mau di distinguersi: «Vogliamo che il professionista che acquista dal- le componenti del nostro Gruppo sia consapevole di avere garanzie anche in termini di igienizzazione. Ci stiamo concentrando su questo specifico aspetto per costruire mo- bili secondo dettami adeguati allo studio medico, per dare quindi una consulenza autorevole e personaliz- zata al nostro cliente». Affezionarsi al camice, può essere rischioso con i batteri sempre in agguato “È un problema che non emerge anche se se ne fa un gran parlare – dice Gianna Torrisi Pamich, coordinatrice del Mau (Gruppo Mobilieri Associati dell’Unidi) e titolare di una nota Casa pro- duttrice di abbigliamento sanitario - Il camice è (o dovrebbe essere) monouso come i guanti. Qualche professionista poco scrupoloso, invece, ne fa un utilizzo improprio da un punto di vista igienico sanitario, tenendoselo addosso anche per due o tre giorni. E sa perché? Perché al camice ci si affeziona e in virtù di tale legame affettivo si trascurano certe cautele. Ma mi dice che sen- so ha disinfettare tutto quanto quando il camice che hai addosso è divenuto un ricettacolo di microbi? A me personalmente piace molto il professionista dalla manica corta - dice la Pamich - mentre in Italia e in Usa invece “va di più” quella lunga perché se è vero che proteggerebbe di più l’operatore, diventa anche il ricettacolo favorito dei microbi, senza contare che sul camice può anche depositarsi qualche gocciolina dalla bocca o dal naso del paziente”. Solamente in al- cune aree la sensibilità all’inquinamento del vestiario è radicata. In Alto Adige, ad esempio, già negli anni ‘80, ricorda la Pamich, l’ordinativo riguardava sempre almeno sei camici più uno di riserva. La sensibilità è certamente diffusa in questi ultimi decenni, ma non fino al punto di fare del cambio del camice un “must”. Ricordiamoci che i tessuti usati in studio non sono battericidi, bensì antibatterici. Una bella differenza! Il controllo delle infezioni viene continuamente trascurato nella formazione odontoiatrica Ben pagina 16 web article