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Dental Tribune Italian Edition

10 Dental Tribune Italian Edition - Ottobre 2012trends Oltre l’impianto LE TECNICHE I PERCORSI LE PROSPETTIVE 24_26 Gennaio 2013 NH LAGUNA PALACE _ MESTRE VENEZIA Dedicato a chi vuole andare oltre. Un evento imperdibile per fare il punto su come mantenere il successo implantare, interpretando le risposte biologiche dei tessuti. È questo il focus del 6° Convegno GEASS, che vedrà coinvolti in qualità di relatori M. Quirynen, M. Esposito, S. Parma Benfenati, C. Mongardini, F. Graziani, A. Ferrara, S. Conti, R. Blasone, P. Felice, A. Leonida, M. Scilla, L. Pascoletti, R. Ottonelli, L. Milillo, P. Pelagalli. www.geass.it - convegno@geass.it La potenza dei “neuroni specchio” può aiutare anche il dentista Cominciamofinalmenteadaveredati scientifici sugli aspetti mentali che coinvolgono la persona nei rapporti umani. La scoperta, relativamente re- cente, dei “neuroni specchio” da parte di un gruppo di ricercatori dell’Uni- versità di Parma, ha messo in risalto dati che permettono di capire “scien- tificamente” termini quali empatia, imitazione, osservazione, congruen- za, sincerità e molti altri, il che può avere nell’ambito della professione odontoiatrica un risvolto importante per i collaboratori del dentista e verso i pazienti. Proviamo a immaginare quale potente strumento può avere in mano l’Odontoiatra che acquisi- sce un nuovo metodo di approccio al mondo che lo circonda. Vediamo in pratica di cosa si tratta: i “neuroni specchio” sono cellule del cervello che permettono di portare a un for- mato comune ciò che percepiamo e che sappiamo fare. Quindi quando vediamo una persona che compie un’azione o un gesto si attivano nel cervello i “mirrors” che ci consentono di vivere l’azione come se la stessimo eseguendo noi. A quel punto ripetere il gesto dipende solo dalla volontà. Pertanto ciò che si vede, secondo la teoria dei “neuroni specchio”, è quel che si è disposti a eseguire. Lo stes- so concetto si applicherebbe anche alle emozioni con risvolti ancor più profondi, nel senso che si potrebbero vivere in parte le sensazioni della per- sona che si sta osservando. Questo di- mostrerebbe che non si è così asettici nei confronti del prossimo ma al con- trario ci si contamina, per così dire, e si contaminano gli altri attraverso l’agire e in parte anche il dire. Di qui si pensi a quale può essere il livello di condizionamento esercita- to sul comportamento e sui rapporti interpersonali,panequotidianodiun dentista. La scoperta che arriva dopo trent’anni di studi sulle neuroscien- ze, dimostrerebbe quindi che tutto ciò che ruota intorno a noi incide sull’agire in modo consistente. Dun- que anche nella vita di tutti i giorni le relazioni con gli altri possono mi- gliorare notevolmente, invertendo la tendenza attuale fatta purtroppo di contrapposizioni, di preconcetti e sentimenti negativi. Si pensi solo quante figure all’interno di uno stu- dio odontoiatrico si devono interfac- ciare: dentista, assistente, igienista, tecnico, collaboratori, segretaria, pa- zienti, fornitori, consulente fiscale. Questo folto gruppo di musicisti po- trebbe esser diretto da un solo ma- estro (il dentista), il quale, se diventa consapevole del potere dei “neuroni specchio” può migliorare i rappor- ti con loro e di conseguenza ridurre notevolmente il carico di stress che l’attività comporta. Infatti la scoper- ta dei “neuroni specchio” coinvolge in qualche modo anche la sfera delle emozioni: attraverso un’area cerebra- le chiamata insula si può cioè entrare in empatia con gli altri, in funzione di quanto sono importanti per noi. Quindi ad esempio se si manifesta gioia e se l’altro entra in sintonia con noi, diviene anch’egli gioioso. Si pensi a quale portata questa scoperta può avere a livello sociale. Ma torniamo alle relazioni quotidia- ne del dentista: un collega con il quale ci si appresta a collaborare è di catti- vo umore e noi, attraverso i “neuroni specchio” lo percepiamo. Questo ci predispone a un conflitto anziché a un sorriso. Idem se l’assistente dello studio ha un carattere gioviale. Se sorride sempre (e non per piaggeria) mette i pazienti (e il dentista) in una condizione di “specchiarsi” in quel sorriso avendo per imitazione un at- teggiamento di goia. I “mirrors” però permettono anche di filtrare la veridicità di quei sorrisi e di conseguenza di non cadere nella fin- zione ma di prendere eventualmen- te le distanze da atteggiamenti non graditi. Si pensi quindi al contrario a un collega che fa una consulenza per l’ortodonzia: è sempre simpatico, che prende i pazienti con un sorriso pa- lesemente falso, stampato sul volto. Quale esito può scaturire in coloro che devono affidare i propri figli a una persona così magari per due anni di terapia? O addirittura se una volta accettato il piano di trattamento ac- cade un imprevisto come giudicano quello che potrebbe capitare? Come si regolano? Attenzione quindi allo scenario che si configura nello studio perchè può condizionare pesantemente o feli- cemente tutto il team odontoiatri- co. Quante volte capita nella prima parte di una visita di affrontare un colloquio con persone difficili che man mano, percependo padronanza professionale e buon umore, magari cambiano rotta e dopo molto tempo passato a far solo sedute di igiene ora- le,decidonodifarsicurarea360gradi conatteggiamentopursempreunpo’ rigido ma fiducioso? Tutto questo avviene grazie ai nostri “neuroni specchio”. Quindi il primo approccio con il paziente ha un ruo- lo chiave nel successo professionale. Non è assolutamente vero che lo si deve ascoltare anche se “dice un sac- co di cose inutili”: ascoltare e osserva- re l’altro in maniera attiva e attenta permette di cogliere molte cose. Se invece l’atteggiamento è passivo tipo: “Quando smette costui di dire scioc- chezze?”, si perde davvero del tempo e in più il paziente percepisce che lo si sta sopportando, con tutte le con- seguenze che ne derivano. Questa forma elastica di relazione con l’altro permette di cogliere le sue sfuma- ture e proporgli sempre soluzioni in sintonia. Altra notevole implicazione dei “mirrors” emerge quando si deve tenere una conferenza: premesso che l’attenzione degli uditori dopo un po’ cala, se si notano sbadigli e distrazio- ne nei presenti già dall’inizio, il “siste- ma specchio” lancia un segnale e se si è attenti osservatori ci si adatta cam- biando e rilevando un nuovo ritorno d’attenzione fino a quando, monito- rando l’ambiente, ci si accorge di un nuovo calo d’attenzione e così via con un nuovo aggiustamento. Tutto questo significa osservazione. Chi è abituato a considerare la medi- cina nella sua complessità può esser avvantaggiato in questo esercizio. Co- munque l’osservazione è sempre una condizione indispensabile e comple- mentare dell’azione. In pratica, sfrut- tare al meglio la “funzione specchio” può risolvere un sacco di problemi nella professione. Il concetto ben si applica anche in odontoiatria pedia- trica quando attraverso l’osservazio- ne e la relazione con il piccolo pazien- te si riesce ad arrivare dove altri più sbrigativi non arrivano. Se ad esempio un bambino deve sot- toporsi a estrazioni di denti decidui e arriva da noi dopo innumerevoli insuccessi, attraverso i mezzi soprae- lencati si può capire come prenderlo. Lo dimostra il fatto che attraverso i suoi “neuroni specchio” decide di far- sicurarepoichépensa“diquestoden- tista mi fido”. Se invece si tiene con lui un atteggiamento del tipo “stai zitto e apri la bocca” o ansioso, dicendogli “Stai calmo!”, il risultato è sicuramen- te perdente, in quanto viene rispec- chiato un atteggiamento negativo. Si prenda ora l’esempio della segreta- ria di studio che risponde al telefono: il suo “pronto” pronunciato in tono stanco e poco socievole viene rispec- chiato dall’interlocutore che perce- pisce già una situazione inadatta e si regola di conseguenza. Attenzione sempre a non recitare la positività nella risposta perchè se dall’altra par- te c’è una persona che ha un buon fe- eling con il suo “sistema specchio”, è in grado di riconoscere le bugie e si fa un’errata opinione dello studio. Per concludere si può affermare quanto questa scoperta sia importan- te per i dentisti, ma anche per gli altri. Il fine di quest’articolo è far percepi- re a tutti che il nostro “sistema spec- chio” può migliorare i rapporti con l’ambiente circostante. Basta essere più attenti e sensibili nei confronti del macrocosmo in cui siamo immer- si. Questa visione olistica del mondo può aiutare tutti, dal titolare di studio al padre di famiglia, alla mamma in carriera o alla casalinga. Il secondo fine, non trascurabile, della scoperta di tali neuroni d’argento è il fatto che oltre a migliorare la qualità dell’ope- rato odontoiatrico viene immessa una vera energia positiva nella gente che s’incontra, ingenerando così uno stato d’animo contagioso. Il paziente, alla fine, recherà a casa o al lavoro lo stato d’animo ingeneratosi in lui. Si pensi per un attimo alla risonanza positiva che tutto ciò può avere. Da domani tutti si possono rapportare con le persone attorno con una per- cezione che fino a oggi non si sapeva di avere. Paolo