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Dental Tribune Italian Edition

4 Dental Tribune Italian Edition - Settembre 2012Gestione dello Studio ©NobelBiocareServicesAG,2012.Tuttiidirittiriservati.NobelBiocare,illogoNobelBiocareetuttiglialtrimarchidifabbricasono,salvodiversadichiarazioneoevidenzadalcontestoinuncasospecifico, marchidifabbricadiNobelBiocare. NOBEL BIOCARE SYMPOSIUM Nobel Biocare Symposium 2012, Rimini, 19 e 20 ottobre – Nuovo Palacongressi Per info: 055 09491858. Vieni a trovarci! Il concetto All-on-4 è stato sviluppato per offrire agli odontoiatri un trattamento efficiente e valido con solo quattro impianti per supportare una protesi per arcata completa con carico immediato*. Le soluzioni definitive includono protesi fisse e rimovibili, come NobelProcera Implant Bridge Titanium oppure barre per overdenture NobelProcera. Gli impianti posteriori inclinati aiutano ad evitare strutture anatomiche importanti, possono essere ancorati all’osso anteriore di qualità migliore e offrono il massimo supporto alla protesi, riducendo le estensioni. Consentono inoltre di eliminare la necessità di innesto osseo, aumentando il contatto osso-impianto. All-on-4 può essere pianificato ed eseguito utilizzando il concetto di trattamento NobelGuide, che assicura una diagnosi, una pianificazione e un posizionamento dell’impianto accurati. Nobel Biocare è leader mondiale nelle soluzioni estetiche innovative basate sull’evidenza. Per ulteriori informazioni, contattate la filiale locale Nobel Biocare al numero +39 039 683 61 o visitate il nostro sito web: www.nobelbiocare.com * Se non è indicata la chirurgia in una fase con carico immediato, vengono usate viti di copertura per una guarigione sommersa. Esclusione di responsabilità: alcuni prodotti potrebbero non avere l’approvazione o l’autorizzazione alla vendita da parte degli enti normativi in tutti i mercati. Rivolgersi all’ufficio vendite locale di Nobel Biocare per informazioni sulla gamma dei prodotti esistenti e la loro disponibilità. All-on-4™ Il concetto di trattamento efficiente con carico immediato. Minore necessità di incremento osseo verticale. Massimo contatto osso-impianto e ottima conservazione delle strutture vitali. Elevata stabilità con solo quattro impianti. Ampia varietà di opzioni protesiche con la massima funzionalità e un migliore adattamento. Il comportamento dipende anche dalle aspettative che ognuno ha Freiburg: “Per lei sarà un fattto quo- tidiano, ma per me l’appuntamento di oggi è qualcosa di particolare”. Quest’affermazione di una mia pa- ziente mi è tornata in mente per molti giorni, rendendomi conto di quanto fosse vera. Aveva ragione: a un appuntamento in studio segue il prossimo, a un paziente segue l’al- tro. Di tanto in tanto però fa bene ricordarsi che non lavoriamo in una catena di montaggio ma con persone vere. Oggi, in un tempo in cui siamo tentati di programmare e pianificare tutto, di inquadrare in regolamenti, disposizioni e controlli ogni cosa, la persona rischia di passare in secon- do piano. Ma una tecnica perfetta da sola non garantisce un legame dura- turo col paziente. E anche la formula del più stretto legame al paziente, a lungo andare non funziona. Come si può allora trovare un modo per pa- zienti e team, soddisfacente e il più possibile di successo, per entrambi? Ho posto questa domanda a me stes- sa e ai miei pazienti e mi sono resa conto ancora una volta di quanto possa essere gradevole per il paziente un po’ più di attenzione al momento giusto, una domanda, uno sguardo o un sorriso. Un investimento relativa- mente piccolo dalle alte possibilità di guadagno. La collaborazione a lungo termine riguarda tutti: dentisti, col- laboratori e pazienti. Ma coloro che sono coinvolti quali aspettative han- no dal comportamento dell’altro? Quali conseguenze hanno le aspet- tative quando non vengono soddi- sfatte? Quali comportamenti hanno, quale risultato? Insomma che valore hanno nella vita quotidiana dello studio? Comunicazione è più che solo retorica Il Duden definisce la retorica come “L’insegnamento dell’impostazione efficace del parlare”, mentre sotto co- municazione si trova la definizione “Diffusione di qualcosa agli altri; col- legamento, …”. Il suo scopo allora non è solo l’informazione unilaterale, ma il reciproco scambio di informazioni, il generare un collegamento. Cono- scere i desideri e le aspettative dell’al- tro non aiuta sempre a evitare equi- voci nella fase iniziale, ma li riduce comunque notevolmente. Nel caso più sfavorevole si parte dal presup- posto “Cosa piace a me, piace anche agli altri” e ci si meraviglia se la no- stra proposta non trova eco. L’infor- mazione viene, inconsapevolmente e istantaneamente collocata nella no- stra interiore scala di valori: buono, cattivo, giusto, sbagliato, si può, non si può ecc. Tramite la valutazione di un determinato comportamento si traggono (inconsapevolmente) an- che conclusioni sul carattere di una persona, dicendo che ci siamo “fatti una opinione”. Si valuta positiva- mente questo feedback e il dialogo si sviluppa generalmente in modo positivo. Se si valuta il feedback in modo negativo, emerge la sensazio- ne di fatica nella comunicazione. Bi- sogna trovare più argomenti e forti per convincere in un circolo vizioso che appare faticoso. Aspettative diverse sono permesse Nutriamo aspettative non solo nel nostro prossimo, ma anche e non poche, in noi stessi. Dispiaceri e de- lusioni sono spesso il risultato di aspettative non esaudite. Un primo piccolo passo potrebbe consistere nel cogliere che il mio dirimpettaio potrà avere aspettative diverse dalle mie. E non si tratta di commentarle, di cambiarle o addirittura valutarle, ma di prenderne atto con attenzione. Se esistono pareri diversi, il nostro compito consiste, nonostante le di- versità, nel trovare una strada comu- ne. Il che può avvenire soltanto se il punto di vista dell’altro viene accet- tato senza aggiungervi un qualsiasi valore, positivo o negativo che sia. Partendo da questa posizione, si può eventualmente trovare una nuova terza posizione comune. I pazienti sono molto sensibili Alcune persone si preoccupano mol- to prima: cosa verrà fatto? È tutto a posto?Speriamononsidebbaaffron- tare interventi più impegnativi! Ho avuto sufficiente cura dei miei den- ti? Si ricordano spiacevoli esperienze del passato: Dio non voglia che vada di nuovo in quel modo, perché se ci penso mi viene già male. Oppure hanno ricordi piacevoli: sono tran- quillo, l’altra volta sono stati bravi. Naturalmente quanto più brutta è stata l’esperienza nel passato tanto è più grande l’ansia e la sensibilità nel- la percezione. Il dialogo coi pazienti mi ha fatto vedere con quanta atten- zione essi percepiscono avvenimenti e umori nello studio, come ne trag- gono conclusioni, comportandosi di conseguenza. − Un saluto cordiale al telefono e all’arrivo in studio può già, anco- ra prima del contatto con il medi- co, aprire le porte a una maggior fiducia e sincerità. − L’impressione di stress o mal- contento nel team è contagioso. I pazienti diventano insicuri, si chiudono in se stessi, si sentono stressati. - Uno studio ordinato, una recep- tion curata (invece che montagne di carta sparse), locali ben siste- mati trasmettono un senso di pulizia e igiene. - Informazioni e spiegazioni com- prensibili su diagnosi e metodi terapeutici danno al paziente la sensazione di poter partecipare in qualche modo alla decisione. - La domanda in merito al consen- so sulla cura fa sentire importan- ti i pazienti. È ovvio che le richieste dei pazienti si assomiglino. Indipendentemente da età, sesso ed educazione vogliono essere consultati, ascoltati e infor- mati, essere percepiti come persone e non come caso. Temi professionali non vengono praticamente mai af- frontati. Se tutto quadra maggiore è la fiducia accordata al dentista e al suo team. Le nostre aspettative verso i pazienti Naturalmente anche noi abbiamo delle aspettative nei confronti dei no- stri pazienti che indirizzano la nostra comunicazione. Essi dovrebbero: - Mostrare attenzione per la cura dentale. - Essere disponibili ad investire nella prevenzione. - Seguire le nostre indicazioni. - Venire con regolarità. Con questo possiamo considerare le nostre idee come una norma valida, malgrado ciò che i pazienti riten- gono importante e giusto. Ci fu un tempo in cui pensavo di dover con- vincere i pazienti sull’importanza della profilassi e su cosa dovessero fare. Ma ho imparato che non pos- so cambiare gli atteggiamenti, solo loro stessi lo possono fare ma solo se vogliono. Ma vorrei svegliare del- le curiosità, invitare a occuparsi del tema e provare. Sempre con l’assillo di rendere giustizia il più possibile alle richieste dei pazienti, il che pre- suppone di porre sempre domande riguardo ai desideri, alle priorità, alle opinioni e alle esperienze passate, ai dubbi. Invito pazienti insicuri e scet- tici a provare qualcosa per un breve tempo e poi decidere. Questo porta a noi maggior facilità nei consulti e per i pazienti crea continuamente possibilità di scegliere e decidere. I pazienti si sentono autogestiti, ap- prezzati e rispettati nelle loro esigen- ze: una buona base per una collabo- razione in reciproca fiducia. beate>Pfeiffer Nota editoriale: Pubblicato in ZWP Spezial 11/2010, Oemus Media.