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Dental Tribune Intalian Edition

5Endo Tribune Italian Edition - Giugno 2012 Clinica & Pratica Fig. 5 - Otturazione verticale a caldo. Fig. 6 - Controllo a un anno: netto miglioramento con riduzione della radio trasparenza. Fig. 7 - Controllo a tre anni. Il caso è guarito. (resolution). < pagina 4 Come potenziare l’irrigazione? Alla ricerca dello strumento ideale… La letteratura dimostra che se l’ipo- clorito al 6% è posto a diretto con- tatto per un tempo adeguato e in adeguati volumi con la polpa è in grado di digerirla completamente e lo stesso può fare nei confronti di batteri (anche sotto forma di bio- film), virus e spore, distruggendoli. Analogamente un chelante del Cal- cio come l’Edta al 17% è dimostrato essere perfettamente in grado di ri- muovere la componente inorganica dai canali. Allora perché potenziare gli irrigan- ti? Le tecniche di potenziamento come ultrasuoni o subsuoni, ven- gono spesso proposte da alcuni cli- nici e ricercatori per permettere in primis di accelerare e migliorare le reazioni biochimiche fra irrigante e substrato e in secondo luogo per mobilizzarli dato il timore che l’irri- gante non raggiunga l’intera super- ficie canalare compreso l’endodon- to non sondabile. Allo stato attuale esistono apparec- chiature dedicate alla detersione come aghi sottili e flessibili o micro- cannule aspiranti, dunque la distri- buzione delle soluzioni irriganti per l’intera lunghezza canalare non può essere considerato un problema; la questione da risolvere è un’altra. L’intimo contatto fra pareti canalari e irriganti è impedito da quel film di detriti che si depone sulle pareti dopo la sagomatura per effetto dei nostri strumenti. Gli irriganti prima di arrivare a di- retto contatto con le pareti canala- ri devono “lavorare parecchio” per sciogliere questo strato di detriti; e allora se vi fosse uno strumento che velocemente lo distaccasse consen- tiremmo immediatamente ai nostri irriganti di agire a livello della su- perficie canalare ormai “nuda”. Questo strumento dovrebbe fra l’al- tro agire a livello delle pareti canala- ri senza produrre altri detriti… Faccio ora una rapida digressione. Un esempio lampante di ergonomia sono le casalinghe: devono svolgere numerose mansioni, lo devono fare bene e nel minor tempo possibi- le. Fra le varie cose da fare, devono lavare i piatti e tegami sporchi ri- muovendovi il grasso presente sulle superfici: dunque non si limitano a depositarvi un detersivo aspettan- do che agisca, ma grattano con spu- gne e spazzole sulle superfici per permettere al prodotto di agire con efficacia. Analogamente noi endodontisti non dovremmo semplicemente depositare l’ipoclorito nei canali aspettando che miracolosamente rimuova la patina di detriti dalle pa- reti, le disinfetti e penetri infine nei canali laterali, nei delta apicali e nei tubuli dentinali! Ecco perché nella mia pratica quo- tidiana ho sentito il bisogno di in- trodurre delle spazzole canalari che costruisco da me, utilizzando aghi da irrigazione (Fig. 8) dotati di setole che monto appositamente su como- di manici in silicone identici a quelli dei k-file al fine di averne un miglio- re controllo (Figg. 9-11). Al termine della sagomatura, sia durante i lavaggi con ipoclorito sia con Edta, muovo questi spazzolini “artigianali” in su e giù e con movi- mento di spazzolamento, per mette- re in sospensione ciò che è spalmato sulle pareti canalari. Da un punto di vista clinico il tutto mi dà grande soddisfazione, perchè ho notato che le soluzioni irriganti si intorpidiscono dopo questo bru- shing, a dimostrazione della mobi- lizzazione dei detriti e dunque della bontà della metodica. Limitanti anatomiche Le difficoltà in endodonzia sono in genere negli ultimi millimetri del canale e cioè nel terzo apicale dove, giova ricordarlo, sono localizzate più del 90% delle porte di uscita. Il terzo apicale è di per se stesso stretto e profondo, dunque deve es- sere adeguatamente raggiunto dalle soluzioni irriganti. Ma non è tutto. Uno degli imperativi dell’irrigazio- ne endodontica è il rinnovamento degli irriganti in profondità, nel ter- zo apicale. > pagina 6 Fig. 8 - Ago dedicato all’irrigazione munito di setole: con un disco da laboratorio rimuovo gli ultimi due millimetri che sono privi di setole, rimuovo l’attacco in plastica e poi lo monto su un manico in silicone. Fig. 10 - Particolare delle setole utili a mobilizzare i detriti spalmati sulle pareti. Fig. 12 - Molare inferiore pilastro di ponte in periodontite apicale acuta: si noti la radiotrasparenza periapicale. Fig. 13 - La radice distale presentava curva improvvisa negli ultimi 3 mm, perciò la sagomatura del terzo apicale è stata effettuata solo con strumenti manuali; prima i k.files, poi i GT. manuali sono stati precurvati con l’Endobender, pinza che consente di effettuare precurvature senza danneggiare le lame degli strumenti. Fig. 9 - Spazzola endodontica. Fig. 11 - La spazzola ha un’anima in acciaio, dunque è possibile pre-curvarla.