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Lab Tribune Italian Edition

12 Italian EditionAnno II n. 2 - Maggio 2012 Tecnologia & Materiali B i b l i o g r a f i a 1. Simionato F. Tecnologia dei materiali dentali. Piccin-Nuova Libraria. 2. Polz J. “L’espansione incrimina- ta”, in Dental Dialog, 2/2007. 3. Kazuyuki Y. “Lavorazione su- perficiale delle armature nella metallo-ceramica”, in Quintes- senza odontotecnica, 4/2008. non siamo in grado di elimina- re completamente il silicio dalle nostre strutture, neanche con sabbiatura e cicli di detersione (vapore e ultrasuoni). Ci troviamo di fronte a strut- ture le cui interfacce presentano contaminazioni di silicio e ossidi in grado di interferire con i pro- cessi chimici che si instaurano tra il metallo e la ceramica, pro- vocando inevitabilmente bolle o crepe e, nei casi più esasperati, interi distacchi. È pertanto opportuno veri- ficare l’inerzia del rivestimen- to nei riguardi delle leghe, per attribuire eventuali responsabi- lità di insuccessi. Non è di certo un’analisi di facile risoluzione, visto i tempi sempre più ristret- ti con cui tutti facciamo i conti nella quotidianità, ma affidarsi a prodotti solo per sentito dire, non basta: bisogna reclamare a chi di competenza anche queste informazioni, insieme ai test che le aziende più scrupolose eseguono. Nello stilare una procedura che valorizzi il nostro modo di realizzare fusioni uniche e per- fette, in quanto a biocompatibi- lità e facilità di ceramizzazione, bisogna creare step o momenti di osservazione durante le fasi produttive, senza ignorare le caratteristiche dei materiali. Il mio impegno è volto in que- sta direzione, e la condivisione ne è parte attiva. Indipenden- temente dal fatto che siano a nostra disposizione in laborato- rio misurini da cucina, piuttosto che un misurino da perito chi- mico, o un piaccametro da ana- lista, l’importante è che quando si è definito un iter lavorativo, qualora si dovesse cambiare, è opportuno iniziare aggiornando un passaggio per volta. «È la relazione tra le cose che genera conoscenza». Maria Montessori Le ricerche, che hanno il solo scopo di archiviare l’esperienza odontotecnica, aldilà di qualsia- si voglia pretesa scientifica, rap- presentano una forma narrativa della lavorazione e, arricchite dalle immagini step by step, sviluppano l’oggetto dell’attività del singolo case report, al fine di raccogliere con attenzione quel- le informazioni che nella sintesi schematizzano il vissuto odon- totecnico. Ringraziamenti Desidero ringraziare la Nobil Metal che, con le analisi al SEM, anche in questo caso ha reso possibile interpretare scien- tificamente ogni fenomeno, che altresì si presterebbe a molte- plici chiavi di lettura; il signor Marchiano, nella veste di diret- tore commerciale, che ha accolto di buon grado e promosso la mia richiesta; il laboratorio Biolabor di Vincenzo Piacenti, che offre sempre il suo prezioso apporto per le fasi lavorative. LT pagina 11 Nonèindispensabilecheabbia una camera eccessivamente grande, perché per il ricircolo termico (aria calda) è idoneo un volume di circa 3 litri. Camere più grandi, infatti, danno vita a oscillazioni in termini di temperatura, che interferiscono sui processi chimici e di allineamento dei tetraedri di silicio e ossigeno che il rivestimento subisce in queste fasi. È palese come la camera del forno scaldi solo per il 60% del volume, e comunque lontano dallo sportello. Stiamo parlan- do di un forno di ultima gene- razione (Fig. 7), valutato da chi scrive molto positivamente. La diffusione del calore in que- sta camera risulta omogenea, costante in tutte le direzioni, e i test eseguiti sui cilindri durante il riscaldamento con sonde termometriche ne rile- vano l’autenticità. La base è provvista di un piano asportabile e ondulato. In questo forno (Fig. 8), la capacità di generare calore risulta relegata alle due resi- stenze presenti ai lati della camera, e non avvolte nell’ar- gilla refrattaria. Manca la diffusione da basso, e il fondo piatto non consente l’uscita dei vapori: sicuramente un forno non impiegabile per scaldare in modo rapido i cilindri. Infatti, gli stessi test esegui- ti con sonde termometriche, evidenziano rallentamenti e zone di choc nella massa. Diversità di comportamenti delle masse di rivestimento dopo la fusione Conclusioni Lo scopo che ogni odontotec- nico si prefigge quando si accin- ge a realizzare una fusione è che questa sia più possibile consona al modellato. Pertanto, a pre- scindere delle tecniche usate, sbrattare un cilindro è sem- pre un momento significativo nell’arco della giornata, sia che esso contenga un solo elemento oppure un’arcata intera. Consa- pevoli del fatto che il successo sialaconseguenzadellamessain opera di un protocollo reputato valido, il risultato non ammette e non prevede interpretazioni. Negli anni passati chi scrive ha potuto osservare con ocula- tezza le fusioni che venivano realizzate, e con esse le barre, la lucentezza al taglio dei pedunco- li, la compattezza, e quanto altro era possibile con gli ingrandito- ri o microscopi da laboratorio. Da qualche tempo ho osservato anche l’aspetto dei rivestimenti dopo la fusione: come si fran- tumano, la durezza, il colore e l’ossidazione, comportamenti che si rivelano una costante per ogni marchio, ma non condivi- sibili (Figg. 10a, 10b). Così, visto l’intimo contatto con il metallo (Cr/Co) in questione, ho analiz- zato le interazioni. Lo strato e lo spessore di ossido rappresen- tano dati estremamente varia- bili, così come le insinuazioni nell’interfacciametallica;questo aspetto è importante, in quanto Fig. 7 Fig. 9a Fig. 10a Fig. 8 Fig. 9b Fig. 10b