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Dental Tribune Italian Edition

4 Dental Tribune Italian Edition - Maggio 2012Gestione dello Studio Nota per l’attivazione del servizio di Family Dentistry www.lessicom.it pagina 1< Esempio Con il nuovo anno il nostro Studio avvierà per i propri clienti un nuovo servizio: il dentista di famiglia. Esistegiàinaltrepartidelmondo,maquiinIta- lia è ancora poco diffuso. Di che cosa si tratta? L’idea nasce dall’analisi dei pazienti che si ri- volgono al nostro Studio per le cure delle ma- lattie della bocca. Nel nostro caso, chi arriva a chiederci i nostri servizi giunge, in genere, at- traverso indicazioni di un altro famigliare che è già nostro paziente. Poiché il fatto si ripete spesso, ci troviamo a curare persone legate tra loro in nuclei famigliari più o meno allargati. Tuttavia, quando un paziente si rivolge a me, o a un altro medico dello staff, perché spinto dal bisogno, viene - per abitudine di tutti i medici - visto come un soggetto singolo, per il quale viene stilato un progetto terapeutico, per il quale si ipotizzano dei tempi più o meno rav- vicinati di trattamento e dal quale scaturisce un preventivo più o meno finanziariamente importante. E qui nasce il problema, poiché la spesa lega- ta all’accettazione del preventivo va a incide- re non tanto sulla disponibilità di un singolo reddito, quanto piuttosto sulla possibilità del budget famigliare, nel caso in cui - e sono mol- ti - i soggetti che si rivolgono al nostro studio siano più d’uno all’interno della stessa fami- glia. Se, ad esempio, in un nucleo famigliare si presentano contemporaneamente i casi di in- tervenire su un membro giovane con un ciclo di cure ortodontiche, su una persona adulta per le malattie dentali di questa fascia di età e su una persona anziana per interventi im- portanti volti a ripristinare funzionalità dete- riorate con l’avanzare degli anni, abbiamo tre azioni cliniche che - se prese successivamente possono essere affrontate con relativa tran- quillità ma che - se contemporanee - risultano pesanti e talvolta finanziariamente insosteni- bili, poichè incidenti sulla possibilità di spesa dello stesso nucleo di reddito. Dovendo scegliere, come tende abitualmente a comportarsi una famiglia? Non disponendo di conoscenze per seleziona- re le priorità, vale a dire che non sa stabilire - clinicamente parlando - che cosa fare prima e che cosa rimandare successivamente, sceglie su base affettiva o su base di “disponibilità al sacrificio”. Voglio dire che, siccome i figli ven- gono prima di tutto, si mette al primo posto l’intervento ortodontico. Ma, mentre il bambino potrebbe attendere qualche mese perché la patologia non si ag- grava -anche se, prima o poi, dovrà essere af- frontata - magari è necessario intervenire im- mediatamente su un membro adulto, perché i tempi di peggioramento sono molto rapidi. Lo stesso vale quando si tratta di stabilire chi vie- ne prima tra la moglie o il marito, oppure tra un adulto e un anziano. La famiglia, in questo frangente, viene lasciata sola a decidere. Manca la consulenza di un medico del setto- re che aiuti a stabilire che cosa viene prima o dopo: a stabilire, cioè, le priorità. Il servizio che intendiamo offrire alle famiglie che ci danno la loro fiducia consiste dunque nell’assumere la funzione di dentisti di famiglia. Per la prima metà dell’anno saremo disponi- bili gratuitamente a: - incontrare i nuclei famigliari interessati tra i nostri pazienti; - fare con loro il punto della salute orale di ognuno dei componenti per avere il qua- dro preciso dei bisogni presenti; - presentare le possibili soluzioni indicando anche le priorità da attribuire ai problemi individuati. Ciò permetterà alle famiglie di vivere con maggiore tranquillità gli eventuali problemi di salute orale dei suoi membri, di pianificare la quota di budget per la cura che può essere assegnata nel tempo, di sapere che la colloca- zione temporale di una cura - prima o dopo un’altra - è stata stabilita da un medico specia- lista su presupposti di urgenza clinica e non su spinte affettive che si portano appresso dubbi e, talvolta, anche sensi di colpa. Il servizio di dentista di famiglia vuole anche essere il nostro contributo, come cittadini e come professionisti, allo sforzo per uscire dal periodo di difficoltà economica e sociale del nostro Paese e dell’intero mondo occidentale. Franco Tosco L’acquisto dell’immobile da adibire a studio professionale: una prassi poco diffusa Analogamente a quanto accade nella sfera privata, anche nel contesto pro- fessionale l’odontoiatra può essere tentato di dar vita a un investimen- to duraturo acquistando l’immobile che ha adibito a studio professionale. In linea meramente teorica l’investi- mento parrebbe lungimirante. Sto- ricamente la proprietà immobiliare costituisce una riserva patrimonia- le e anche la spesa periodica per un eventuale mutuo sarebbe più dige- ribile dei soliti canoni d’affitto, in quanto da intendersi alla stregua d’una capitalizzazione e non di un versamento a fondo perduto. Inoltre uno studio di proprietà è un punto fermo che garantisce una clientela fidelizzabile nei decenni e tutela da repentini aumenti locativi. Eppure adibire a studio un immobile di proprietà è una scelta tutto som- mato piuttosto sporadica. A deter- minare la reticenza vi ha provveduto negli anni il consolidarsi d’un conte- sto economico e fiscale scoraggiante. Da un punto di vista prettamente economico le spese per avviarlo o rilevarlo hanno raggiunto oramai ci- fre tali da spingere qualsiasi giovane odontoiatra a demandare al futuro ulteriori investimenti. In termini fiscali ha invece prov- veduto l’Erario a dissuadere coloro che, ammortizzate le spese di avvio, hanno assaporato l’idea dell’inve- stimento, generando confusione o aggravando l’onere fiscale, a seconda dei momenti. Negli anni il legislato- re è infatti intervenuto a più riprese modificando le disposizioni aventi a oggetto i criteri di determinazione del reddito di lavoro autonomo di cui all’art. 54 del Tuir e anche la fiscalità immobiliare del professionista non è stata scevra di rimaneggiamenti. Alcune modifiche hanno carattere definitivo. Altre, invece, transitorio. Questi rimaneggiamenti hanno spinto il Consiglio Nazionale del No- tariato, categoria storicamente au- torevole nel contesto immobiliare, a pubblicare lo studio tributario 64- 2011/T, facendo il punto sugli aspetti fiscali dei beni immobili strumenta- li nell’esercizio di arti e professioni: l’acquisto dell’immobile, indeduci- bile dal reddito fino al gennaio 1985 è poi divenuto scaricabile sino al giu- gno del 1990. Nuovamente decaduta l’opzione tra il 1990 e il 2006 se ne è riacquisita la facoltà nel triennio 2007-2009. L’art. 1, comma 334, della legge 27 dicem- bre 2006, n. 296 (legge Finanziaria 2007), sulla base del principio per cui un fabbricato può essere consi- derato strumentale per il professio- nista solo in caso di utilizzo esclusi- vo per l’attività (ex art. 43 del Tuir), aveva poi definitivamente confer- mato l’indeducibilità delle quote di ammortamento dei fabbricati a uso promiscuo acquistati dopo il 1° gen- naio 2007, togliendo quindi “l’appe- al fiscale” all’ipotesi dello “studio in casa”. D’altro canto, la stessa norma proponeva la deducibilità dei costi sostenuti per l’acquisto degli immo- bili strumentali o dei canoni di loca- zione finanziaria (leasing) per il loro acquisto. Opzione però decaduta già da fine 2009. Anche l’ipotesi di acquistare un im- mobile a titolo personale e dedicarlo successivamente a scopi professio- nali, accatastandolo quindi come A/10 e affittandolo a se stessi, è stata recentemente esclusa dall’Agenzia delle Entrate con la risoluzione 13/E del 2010. Ormai è decaduta anche la possibilità di acquistare un immo- bile strumentale per natura conce- dendolo in affitto a un collega odon- toiatra. E non sarebbero deducibili le spese di acquisto né le successive quote di ammortamento. La situazione attuale è, per ora, tan- to lineare quanto sconfortante in quanto non si prevede più alcuna deduzione degli ammortamenti né della rendita catastale per un im- mobile adibito a uso professionale. Ma è davvero un limite? Tutto som- mato no. Le varie agevolazioni fiscali delle quali hanno goduto negli anni taluni odontoiatri a fiscalità privile- giata sono state ampliamente con- trobilanciate dalle maggiori impo- ste dovute alle plusvalenze tassabili previste per la cessione di immobili di proprietà di professionisti. Senza contare che gli acquisti immobilia- ri diverranno sempre meno ambiti per effetto degli aumenti previsti dall’entrata in vigore dell’IMU, la nuova imposta sugli immobili e con la rivalutazione delle rendite già pre- annunciata col Decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23. Non bisogna comunque dimenticare che esistono possibilità alternative all’acquisto diretto di un immobile per lo studio. Come ricorda l’Andi, nulla vieta che l’immobile venga acquistato dal coniuge il quale, affit- tandolo allo studio odontoiatrico, ot- terrà un abbattimento fiscale del 15% sul totale pattuito nel contratto di lo- cazione (interamente deducibili per lo studio) e non soggiacerà ad alcuna plusvalenza in caso di rivendita del bene a patto che avvenga oltre 5 anni dall’acquisto. Ancor più convincente l’ipotesi che l’immobile venga acqui- stato da una società immobiliare di famiglia e successivamente concesso in locazione allo studio odontoiatri- co. La società dedurrà integralmente la spesa e lo studio gli affitti. A dispetto di queste speculazioni, è comunque evidente che l’orienta- mento fiscale ha un atteggiamento storicamente preclusivo verso l’ipo- tesi dell’acquisto di un immobile da adibirsi a studio medico o odontoia- trico,ilchespiegalascarsadiffusione del fenomeno nel tessuto economico italiano e demanda la scelta alla di- screzione del singolo. Il quale, in bar- ba a vantaggi o svantaggi fiscali, può comunque ritenere di investire in una struttura per ragioni meramen- te pratiche e organizzative, da tenere in maggior considerazione. Alfredo Piccaluga Dottore commercialista & Economista d’Impresa. studiopiccaluga@gmail.com web article www.dental-tribune.com