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Dental Tribune Italian Edition

15Dental Tribune Italian Edition - Aprile 2012 L‘Intervista Intervista a Mauro Cattaruzza I fattori che determinano una corretta registrazione dell’impronta Dott. Cattaruzza, da anni sperimenta nuove tecniche per la presa di impronta testando i limiti dei materiali. Perché ha scelto Aquasil Ultra come materiale di riferimento? Alcuni anni fa, dopo l’esperienza qua- si obbligata dei polieteri, tanta era la spinta commerciale e scientifica ver- so questi materiali, che ho ricercato un materiale che mantenesse il buon effetto tissotropico dei polieteri, ma che avesse anche una maggiore flu- idità, così da scorrere più facilmente nello spazio intrasulculare, oltre la preparazione protesica. In particola- re ricercavo la combinazione di due materiali in cui, nel primo, la tisso- tropia avesse l’azione di una forza che si accumula durante l’inserimen- to del portaimpronta e che, poi, pro- gressivamente venisse rilasciata, così da indurre, su un secondo materiale, molto più fluido, una forte spinta e quindi un efficace scorrimento lungo il moncone protesico. La combina- zione di questi due aspetti, tissotro- pia e fluidità, è ciò che ho trovato nell’Aquasil Monofase e nel Aquasil Ulltra light XLV. Quali sono per lei i fattori che determinano una corretta registrazione dell’impronta? 1. Il corretto trattamento e condi- zionamento dei tessuti gengivali volto a ottenere un tessuto privo di infiammazione, con una mor- fologia, indotta dall’azione del provvisorio, che favorisca il rile- vamento del moncone da parte del materiale d’impronta. 2. Qualora sia preferita una prepa- razione del moncone orizzontale (chamfer, spalla, spalla bisellata) è importante che il limite della preparazione protesica non sia così tanto e inutilmente sottogen- givale da renderne più difficolto- so il rilevamento dell’impronta. 3. L’applicazione dei fili retrattori, così che si crei un distanziamento uniforme della gengiva libera dal limite marginale del moncone. Il diametro del primo e secondo filo deve essere sempre proporziona- to alla profondità del solco gen- givale e all’altezza della gengiva libera, allo spostamento voluto dei tessuti in senso apicale e late- ralmente al moncone. 4. L’impiego di un puntale, collegato alla siringa del light, tanto sottile da poter estrudere il materiale d’impronta direttamente nel sol- co gengivale. 5. Una estrusione del light diretta- mente nel solco gengivale, lenta, omogenea, con un effetto di onda continua, capace di far fuoriusci- re l’aria dal solco, evitando così la formazione di bolle. 6. Un secondo materiale d’impronta, da utilizzare nel portaimpronta, tissotropico, non eccessivamen- te viscoso, nè particolarmente rigido. La rigidità o durezza del materiale d’impronta, oltre a rendere difficoltoso e traumatico il superamento dei sottosquadri, rende più sensibile l’alterazione dimensionale del moncone in funzione dello spessore del mate- riale d’impronta stesso. 7. Un portaimpronta che distribui- sca in modo uniforme lo spessore del materiale d’impronta attorno ai monconi e che abbia una for- ma capace di mantenere un’ade- guata spinta del materiale d’im- pronta verso il moncone. Quali viscosità e quali suggerimenti darebbe a chi non ha mai usato Aquasil Ultra? La mia esperienza si è ormai conso- lidata nell’impiego di Aquasil Ultra Monofase e Aquasil Ultra light XLV, con portaimpronta individuale o del commercio, qualora opportunamen- te boxato. Mauro Cattaruzza