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Dental Tribune Italian Edition

12 Dental Tribune Italian Edition - Aprile 2012Gestione dello Studio *Rivolgersi al proprio rivenditore Telefonare al n°: 00800-4567 7654 o inviare email a: europedental@carestream.com o visitare anche: www.carestreamdental.com Sistema Kodak RVG 6500 Il migliore sensore Wi-Fi del settore • Esclusivo Intelligent Positioning System • Wi-Fi per trasferimenti immagini rapidi e sicuri • Superiore risoluzione reale d'immagine >20 lp/mm CS 1600 Rilevazione carie a portata di mano • Rilevazione precoce della carie • Qualità d'immagine ai massimi livelli della categoria • Autofocus a lente liquida CS 7600 Esclusiva tecnologia Scan and Go: un usso di lavoro semplice • Superiore qualità d'immagine, risultati rapidi • Riconoscimento intelligente delle lastre • Utilizzo intuitivo e design compatto Eccellenza intraorale Soluzioni diagnostiche per tutti gli Studi © Carestream Health, Inc. 2012. Il marchio di fabbrica e la relativa veste grafica sono utilizzati su licenza concessa da Kodak. CS 7600 DISPONIBILEGARANZIADI 5 ANNI* Danni collaterali alla congiuntura: lo stress nei piccoli gruppi di lavoro1 Il titolare entra in Studio trafelato e automaticamente in voi inizia e cresce l’agitazione. Vostro marito o vostra moglie si siede a tavola e co- mincia a parlarvi dei suoi problemi al lavoro, mandandovi di traverso la cena. Non si tratta di semplici insof- ferenze: in quei casi a impadronirsi di voi è lo stress. Che si trasmette all’organismo direttamente da chi vi sta accanto, proprio come il raf- freddore. Per quanto il paragone sembri eccessivo è proprio così che funziona. Colleghi d’ufficio con le loro lamentele, familiari frustrati, figli rapiti dall’angoscia per un esa- me: tutto influenza l’umore, perché tocca direttamente il sistema ner- voso e la psiche. Tecnicamente si parla di “stress pas- sivo” e lo studio sul campo che ne sostiene la pericolosità è stato con- dotto, alcuni anni fa, nell’università delle Hawaii dagli psicologi Elaine Hatfield, John T. Cacioppo e Richard L. Rapson. Secondo la ricerca2 intito- lata “Emotional contagion”, lo stress si comporta come una malattia: c’è un portatore iniziale che infetta gli altri, i quali lo covano fino a farlo esplodere, contagiando a loro volta altre persone. “Ci sono persone in grado di imitare le espressioni fac- ciali, vocali e posturali altrui con una rapidità sorprendente. Sono le stesse che sono in grado di identifi- carsi emotivamente nelle altre vite”, spiega la Hatfield. Il fenomeno colpisce più le donne degli uomini, ragion per cui i gior- nali ne parlano come di un “conta- gio emotivo” femminile. Nei maschi l’effetto sembra meno evidente, probabilmente perché la donna è più portata a essere in sintonia con le sofferenze degli altri. Il problema è che queste emozioni negative, se sperimentate più volte, addormen- tano la capacità di resistervi e co- stringono la persona “contagiata” ad assumerle quasi fossero proprie. Spingendola persino ad adottare le posture fisiche del collega stressato. Uno dei casi presi in esame racconta ad esempio di una giovane impie- gata ventiseienne di Londra, felice- mente sposata, entrata in crisi dopo aver ascoltato per filo e per segno le vicende del matrimonio della colle- ga, finendo col litigare con il marito per problemi importati da un’altra famiglia. Quasi per liberarsene. Pochimesifaun’altraricercadell’Ac- cademia di Finlandia pubblicata su European Journal of Developmental Psychology ha rivelato che a pagare lo scotto dello stress e della tensione nervosa dei genitori sarebbero i fi- gli, con ricadute negative anche sul rendimento scolastico. I ricercatori hanno intervistato oltre 500 ragazzi e rispettive famiglie e le risposte hanno dimostrato come i genitori che vivevano un disagio fisico ed emotivo avessero maggio- ri probabilità di “contagiare” i figli, specie se dello stesso sesso. Gli inglesi, che lavorano in media 48 ore a settimana, prendono mol- to sul serio il problema dello stress (sono stati loro a definirlo “la peste del 21° secolo”, riprendendo la famo- sa definizione della depressione per quanto riguardava il secolo scorso) ma anche noi faremmo bene a pre- occuparci. Secondo un’indagine condotta su un campione di italia- ni fra i 18 e i 64 anni e promossa dall’Anifa (Associazione Nazionale dell’Industria Farmaceutica dell’Au- tomedicazione), nel nostro Paese il fenomeno colpisce infatti 8 persone su 10, per lo più donne. E il 58% de- gli intervistati ha dichiarato che il proprio livello di stress è aumentato negli ultimi anni, principalmente a causa di lavoro (54%) e problemi economici (46%). “È un fenomeno assolutamente re- ale e assai diffuso. Ma lo stress non è una malattia. Bensì una reazione complessa dell’organismo, capace di svilupparsi in maniera anoma- la e provocare disagio e malattia, anche fisica. Fino all’esaurimento (exhaustion)”, afferma Carlo Prune- ti, responsabile del dipartimento di psicologia clinica dell’università di Parma. “Alcuni soggetti - continua - a causa della loro elevata capacità immaginativa, emozionale ed em- patica, reagiscono all’ansia in modo particolare, e per i più sensibili la cosa sfocia nel cosiddetto disturbo dipendente di personalità”. Senza toccare necessariamente la patolo- gia, ci sono persone che cercano e in qualche modo trovano confer- me prevalentemente all’esterno di sé: “In particolare - spiega Pruneti - possono venire influenzate più di altre da comportamenti, descrizioni e racconti. Questo tipo di individui, definiti dagli psicologi «esterioriz- zanti», sono più sensibili e sugge- stionabili e si pongono in una situa- zione di vulnerabilità poiché il peso delle parole e dei giudizi altrui è, per loro, particolarmente elevato”. In alcuni casi, infatti, la tendenza ad appoggiarsi agli altri può coincidere con una mancata conferma. Non sempre amici e colleghi pos- sono offrire a chi è più fragile l’at- tenzione o l’aiuto più o meno taci- tamente richiesti per un evento o situazione negativa (come nel caso di uno stato di disagio o malattia) e in questi casi la persona bisognosa di conferme va incontro a una “cri- si” del proprio sistema di convin- zioni, reagendo con ansia o depres- sione, perché privata dei punti di riferimento necessari. “Vi sono poi persone - continua l’esperto - che non sono di per sé di- pendenti ma che tendono a «ester- nalizzare» le proprie sensazioni e sentimenti, anche in maniera indiscriminata. Il fenomeno è più presente nel sesso femminile, che spesso interpreta in maniera ego- centrica il concetto di amicizia, sentendosi autorizzato a utilizzare l’altro come un vero e proprio con- tenitore nel quale riversare i propri problemi, descritti quasi sempre con toni catastrofici”. L’esperto spiega anche che spesso queste persone hanno uno scarso senso dell’opportunità e del tempi- smo e che possono tranquillamen- te telefonare alle due di notte per sfogarsi con l’amica, o aggredire la collega confidente appena entrata in ufficio iniziando a sfogarsi con lei prima ancora che si sia levata il ca- potto e seduta alla scrivania. “Que- ste persone - precisa - sono delle vere e proprie «bombe» innescate e pronte a esplodere, spesso generan- do reazioni a catena nell’ambiente che le circonda”. Come contraltare vi sono poi dei soggetti dotati di un elevato grado di sensibilità e con più o meno ata- vici sensi di colpa (fenomeno sociale discretamente diffuso, ad esempio, in un Paese cattolico come l’Italia), affetti da sindromi che potremmo definire di San Francesco o di Madre Teresa di Calcutta. “Sono persone che, con apparente pazienza e mol- ta rassegnazione - spiega Pruneti - ascoltano, subiscono e raramente reagiscono al sopruso di sentirsi ro- vesciare addosso i fatti dell’altro, in un rapporto assolutamente impari, del tipo ascolto il 90% del tempo e parlo o mi confido per il 10% quan- do va bene”. Questi soggetti finiscono così col subire l’altro con una certa passivi- tà, pur essendo di solito vivaci e at- tivi e proprio per queste loro qualità presi di mira e “spremuti”. Fungere da deposito e cercare di gestire le disgrazie e le sofferenze altrui non è insomma cosa semplice ed è bene tener presente la cosa prima di con- fidare i propri grattacapi all’amico, collega o compagno di turno. Onde evitare che la «bomba» esploda. Sintesi raccolta a cura di Franco Tosco 1. Tecnicamente si parla di “stress passivo” e l’ultimo studio a sostenerne la perico- losità arriva dall’università delle Hawaii. Colpisce più le donne. L’esperto: “Non è una malattia, ma può dare problemi. Chi subisce è una bomba pronta a esplodere”. 2. www.lessicom.it/wp-content/uplo- ads/2011/12/Emotional-contagion1.pdf note web article www.dental-tribune.com www.lessicom.it