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Implant Tribune Italian Edition

10 Implant Tribune Italian Edition - Marzo 2012Chirurgia Guidata mento, è stato possibile eseguire una chirur- gia guidata e flapless ottenendo un posizio- namento degli impianti esattamente in linea con il progetto digitale (Figg. 10, 11). Una volta inseriti gli impianti (Fig. 12), sono stati collocati al di sopra di essi dei tubi prov- visori (Fig. 13) grazie ai quali vengono fissati i provvisori armati in resina (Fig. 14) fabbrica- ti in fase prechirurgica, proprio in linea con quanto pianificato (Fig. 8). L’iter terapeutico è proseguito affrontando le estrazioni di 42 - 41 - 31 - 32 e inserendo anche in questa sede due impianti postestrattivi in posizione 42 e 32 (Fig. 15). Anche in questo caso si è optato per un ca- rico immediato in considerazione delle favo- revoli condizioni cliniche e si è proceduto a realizzare un’impronta per la fabbricazione dei provvisori con una tecnica alla poltrona (Figg. 16, 17). Ultimati i tempi di guarigione, si era in grado di affrontare con molta tranquillità l’estra- zione di 15 e 25 e, dopo aver atteso la perfetta guarigione dei siti, si è provveduto all’inseri- mento di due impianti nelle medesime sedi. La modifica dei provvisori con l’aggiunta dei due elementi estratti in estensione, ha con- sentito di limitare al minimo il discomfort per il paziente. Infine, con il completamento di questa ulte- riore fase di guarigione, si è potuto finaliz- zare il caso. Per l’arcata superiore si sono uti- lizzati dei PIB in zirconia (Procera® Implant Bridge - Nobel Biocare® Holding AG, Zurich, Switzerland) che ci consentono di adottare una soluzione avvitata che al contempo pre- senta il vantaggio della resa estetica. Si tratta di protesi costruite, come è facile immaginare, con tecnologie computerizza- te (Fig. 18) o meglio, di acquisizione a mezzo scanner di un modellato e conseguente uso di tecnologia CAM. La ceramica viene stratificata direttamente sulla struttura in zirconia e ciò consente di evitare l’uso di pilastri (Figg. 19, 20). pagina 11> pagina 9< Si voleva evitare, così facendo, di lasciare che l’arbitrio e gli inevitabili errori della produ- zione artigianale potessero compromettere e mettere in discussione il risultato finale della terapia. Ovviamente, alla standardizzazione è conna- turato anche un grosso limite, ossia, l’impos- sibilità di adattamento individuale all’infini- ta variabilità anatomica. Tuttavia, già tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta questo limi- te cominciava a essere superato grazie alla comparsa di componentistica “individua- lizzabile”. Si trattava di elementi calcinabili, elementi combinati (base lavorata al tornio sormontata da manicotti calcinabili per so- vrafusioni) o, infine, elementi in titanio, che potevano essere lavorati scavando dal pieno. In un secondo tempo apparvero anche dei pi- lastri in allumina che potevano essere lavo- rati sia per sottrazione che per addizione. Una discussione sui vantaggi e gli svantaggi di queste varie e diverse componenti sareb- be lunga e articolata e non pertinente alla nostra discussione, ma basti dire che il pas- so successivo che rappresentò il vero grande progresso che ha portato fino alle evoluzioni che oggi conosciamo e utilizziamo fu quello delle prime introduzioni sul mercato di siste- mi CAD-CAM. Ancora una volta, la combinazione di più progressi scientifici in diversi settori, paral- leli o anche distanti tra loro, ha condotto alle attuali ben conosciute potenzialità terapeuti- che. Si realizzava in tal modo, la coniugazione di due mondi apparentemente distanti e in- conciliabili, cioè quello della precisione della lavorazione industriale con quello dell’adat- tabilità individuale tipico della lavorazione artigianale. Soprattutto, a mio modo di vede- re, ciò che ha segnato in maniera positiva il progresso dell’implantoprotesi degli ultimi anni è questa grande possibilità di adattare i protocolli terapeutici a una grandissima va- rietà di situazioni cliniche pur mantenendo un forte controllo delle variabili proprio gra- zie all’ausilio dei nuovi mezzi digitali. All’implantologia, forse più che ad altre ma- terie in campo odontoiatrico, va ascritto un grande merito, quello di aver sancito in ma- niera chiara e indiscutibile che qualsiasi re- altà applicativa e industriale ha validità solo se opportunamente valutata da un punto di vista scientifico e clinico. Quindi, la flessibi- lità dei protocolli non può prescindere dai riscontri scientifici. Ciò detto, sarà interessante analizzare un caso clinico nel quale si sono applicate diver- se tecnologie, dalla diagnosi alla produzione. Il caso si presenta come una edentulia distale bilaterale superiore, presenza di radici necro- tiche residue del 26 e del 27 e gravi compro- missioni parodontali del 15 - 25 - 32 - 31 - 41 - 42 come si evince dalle immagini 1 e 2. La terapia si è articolata in varie fasi. Dopo la terapia iniziale, l’eliminazione dei fattori di rischio e l’attento studio e pianifi- cazione del caso, si è passati all’inserimento di 4 impianti in sede 16 - 17 - 26 - 27. Questi ultimi due, a rigor di termini, andreb- bero considerati dei post-estrattivi immedia- ti, ma nella pratica la situazione era molto più assimilabile a quella di una sella edentula. Si è optato per un carico immediato utilizzan- do la tecnica Nobel Guide™, Nobel Biocare® Holding AG, Zurich, Switzerland, grazie alla quale è stato possibile analizzare tridimen- sionalmente i volumi ossei (Fig. 3), determi- nare i siti di inserzione degli impianti (Figg. 4, 5), ottenere una mascherina di posiziona- mento (Figg. 6, 7) e dei provvisori in fase pre- operatoria (Figg. 8, 9). Proprio grazie alla mascherina di posiziona- Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3 Fig. 6 Fig. 7 Fig. 8 Fig. 9 Fig. 10 Fig. 11 Fig. 12 Fig. 16 Fig. 17 Fig. 18 Fig. 13 Fig. 14 Fig. 15 Fig. 4 Fig. 5