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Dental Tribune Italian Edition

7Ortho Tribune Italian Edition - Marzo 2012 Pratica & Clinica pagina 6< Alla luce di quanto abbiamo visto fin qui pos- siamo riassumere le prerogative vincenti del laser a diodo: - Profondità di azione chirurgica predicibi- le, da calcoli matematici e leggi precise. - Microinvasività per specificità di azione sul cromoforo. - Controllo efficace del sanguinamento gra- zie alla sensibilità dell’emoglobina agli IR near. - Decontaminazione delle aree trattate. - Controllo del dolore a livello centrale per stimolo alla produzione di endorfine che bloccano la trasmissione del dolore a livel- lo pre- e post-sinaptico. - Controllo del dolore a livello delle termina- zioniperifericheperbloccosinapticodaiper- polariz-zazione della membrana cellulare. - Minor tensione sui margini della ferita per aumento dell’efficienza del microcircolo linfatico. - Effetti antinfiammatorio e biostimolante per una guarigione rapida e senza cicatrici. Nella Fig. 10 che rappresenta schematica- mente gli effetti della radiazione chirurgica, osserviamo che l’evaporazione avviene al centro del fascio luminoso, dove si raggiunge la temperatura massima. L’eliminazione del tessuto incomincia a 100 °C per evaporazione esplosiva, la temperatura aumenta in modo progressivo e già a 300 °C iniziano fenomeni di carbonizzazione, evidenti per il colore nera- stro che assume il tessuto. Muovendo la fibra con velocità adeguata cercheremo di evitare eccessi di carbonizzazione rendendo più effi- cace e meno invasiva la nostra azione. Se teniamo ferma la mano andiamo a svolge- re l’azione chirurgica su una superficie fissa, quella della fibra, ma muovendola in modo più o me-no rapido, aumentiamo la superficie su cui lavoriamo e riduciamo la densità di po- tenza (DP): W/cm2 . Man mano che ci allonta- niamo dal centro di incidenza del raggio verso la periferia i fenomeni termici sono meno evi- denti, i tessuti appaiono leggermente edema- tosi però sono vitali, beneficiano degli effetti decontaminanti e biostimolanti indotti dal- la luce dispersa e sono in grado di scatenare immediatamente un processo di guarigione ottimale. A tal fine è importante ricordare la necessità di asportare i residui di tessuto car- bonizzato, con una garza o una pinzetta, in modo da avere una ferita senza detriti per ri- durre la fase essudativa della guarigione, faci- litando e accelerando il compito dei leucociti neutrofili e dei macrofagi. Gli interventi chirurgici all’interno della boc- ca e in altri distretti del corpo come l’orecchio esterno, l’occhio, le cavità nasali, si eseguo- no in ambiente parzialmente settico, non arriviamo mai a ottenere una vera e propria sterilizzazione. Il laser, grazie all’estrema pro- grammabilità dei fattori potenza, frequenza e durata di impulso può essere considerato lo strumento chirurgico di elezione per que- sto ambiente. È un’arma in più nelle mani dell’operatore, capace di eliminare in pochi secondi tutti i patogeni in modo mirato, senza danneggiare l’individuo ospite e senza gli ef- fetti collaterali che accompagnano l’uso mas- siccio di antibiotici. Il bisturi è sterile solo al momento di estrarlo dalla custodia, la punta della fibra rinnova la sterilità tutte le volte che si attiva. Sui tessuti duri della bocca, in particolare, abbiamo la necessità di eliminare i batteri dalle cavità pronte per il restauro in Conser- vativa e dai monconi pilastro in Protesi. Nella complessa anatomia dell’endodonzio la luce, grazie a fenomeni di riflessione, rifrazione e scattering è in grado di garantire una decon- taminazione efficace, in pochi secondi e con protocolli collaudati. Sui tessuti molli l’efficacia decontaminante del laser a infrarossi ne fa lo strumento di ele- zione per la chirurgia soprattutto nei pazienti defedati, perché è in grado di eliminare i pato- geni a monte, prima che invadano il torrente sanguigno. Nei pazienti con difetto della crasi coagulativa o in terapia con anticoagulanti, il laser ci consente di eseguire interventi senza particolari precauzioni e senza interrompere la terapia grazie al perfetto controllo del san- guinamento. In Paradontologia il laser risulta risolutivo nella maggioranza dei casi, in particolare è efficacissimo nelle parodontiti giovanili; per- mette di evitare interventi a lembo e le seque- le che ne derivano, eliminando i batteri che si annidano nei tessuti molli, sulle pareti delle radici e all’interno dei tubuli canalari esposti. L’eliminazione dei batteri innesca immediata- mente i fenomeni di guarigione delle lesioni. Alla luce di quanto abbiamo visto, quale può essere l’utilità del laser in ortodonzia? Sicuramente può semplificare l’approccio chi- rurgico al trattamento ortodontico, permet- tendo di eseguire rapidamente interventi sui frenuli patologici, in modo non invasivo, che non richiede che una piccola dose di anestesia e particolari accorgimenti nel postoperatorio. Soprattutto il postoperatorio è privo di seque- le per i piccoli pazienti che possono riprendere ad alimentarsi senza particolari accorgimenti da subito. Il laser inoltre ci consente di intervenire su alcune emergenze che si presentano nel corso dei trattamenti ortodontici. Possiamo ridurre efficacemente le ipertrofie gengivali, scappuc- ciare elementi ritenuti per accelerarne l’eru- zione e alla fine del trattamento ottimizzare il risultato estetico con rifiniture sui tessuti molli. Ci consente di trattare efficacemente anche le afte, frequenti durante il trattamento or- todontico. Nei disordini dell’ATM degli adulti, che spesso richiedono un trattamento multi- disciplinare che include l’ortodonzia, è d’aiuto nel ridurre la fase infiammatoria acuta. Da ul- timo voglio solo accennare alla accelerazione dei tempi di trattamento che, secondo alcuni autori, verrebbe favorito dall’azione biosti- molante della luce infrarossa sull’osso in via di rimaneggiamento, sotto la spinta di forze calibrate. Le lunghezze d’onda più efficaci nell’accele- rare gli spostamenti vanno da 808 a 830 nm; utilizziamo potenze di 100-200 mW per 2-3 minuti per arcata, con manipolo decentrato e movimento a scansione. Ripetiamo il tratta- mento ogni quindici giorni. Primo caso Frenulectomia superiore (Figg. 11-16): l’inter- vento è stato eseguito con anestesia topica, lidocaina 15% in crema, lasciata in situ per 3 minuti. Il laser è stato impostato a 2 W in continua (CW) e ha richiesto circa 6 minuti dall’applicazione dell’anestesia. Non sono sta- ti applicati punti di sutura e non è stata pre- scritta terapia di supporto. Fig. 10 - Rappresentazione schematica dell’azione del laser (da Miserendino: Laser in dentistry). Figg. 11-16 - Frenulectomia superiore, l’intervento. In Fig. 16 si noti la guarigione a 6 giorni. Figg. 17-22 - Frenulectomia inferiore. In Figg. 21, 22 si noti l’assenza totale di sanguinamento che rende estremamente semplice l’intervento. Figg. 23, 24 - Recupero immediato e completo della mobilità della lingua. Secondo caso Frenulectomia inferiore (Figg. 17-24): è stato necessario iniettare un quarto di tubo-fiala di mepivacaina, 1% di adrenalina, CW, 2 W di po- tenza, per l’importanza del frenulo da aspor- tare. Si noti la caratteristica lingua bifida e la notevole riduzione della mobilità. pagina 8>