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Dental Tribune Italian Edition

19SpecialeLaser Tribune Italian Edition - Febbraio 2012 pagina 18< Questo apparecchio è dotato di un pannello di controllo, di un display e di un pedale che serve per aziona- re o interrompere il raggio. Prima dell’uso occorre accendere all’ester- no del gabinetto dentistico la “luce rossa lampeggiante” quale indicato- re di laser in uso. Per utilizzare il laser è necessario che l’operatore durante i trattamen- ti si attenga scrupolosamente alle indicazioni del produttore. Prima di iniziare il trattamento controllare sempre le fibre ottiche, che devono essere maneggiate con delicatezza altrimenti possono danneggiarsi e questo può modificare la forma del- la punta, la densità di potenza e gli effetti terapeutici sui tessuti, non- ché provocare danni al paziente. Per il trattamento desensibilizzante occorre programmare il laser con questi parametri: - Modalità continua (CW): il laser emette radiazioni d’uscita con livello di potenza specificato dall’operatore finché il pedale resta premuto. - Potenza: 1 Watt. - Durata: 20 secondi. - Fibra: 600 μm. Dopo aver preparato il dispositivo laser si detergono le superfici da trattare e si procede con il tratta- mento. Ciò che vogliamo ottenere è l’occlusione dei tubuli dentinali. Il rischio è un aumento indesiderato della temperatura nei tessuti tale da portare danno pulpare oppure cre- are delle fissurazioni nella dentina. Per ottenere gli effetti desiderati non sono necessarie alte potenze o tempi più lunghi. Metodi Lo studio esamina l’efficacia com- parata sulla riduzione dell’iper- sensibilità dentinale di tre diversi trattamenti. Questo studio è stato condotto su 30 pazienti, 10 per cia- scun tipo di trattamento. Il gruppo di pazienti è stato selezio- nato in base ai seguenti requisiti: a) presenza di siti sensibili; b) età compresa tra 30 e 60 anni; c) possibilità di essere monitorati a distanza di una settimana per almeno un mese; d) disponibilità a modificare le pro- prie abitudini di igiene orale do- miciliare; e) disponibilità a modificare la pro- pria dieta (se necessario). Tutti i pazienti, prima di iniziare qualsiasi trattamento desensibiliz- zante, sono stati sottoposti a sedute di igiene orale, sono stati educati a un uso corretto dello spazzolino e all’uso di idonei strumenti da uti- lizzare per l’igiene interdentale (filo, scovolini, stimolatori gengivali). È indispensabile far capire al paziente che un accumulo di placca determi- na un aumento dell’ipersensibilità poiché gli acidi e le tossine prodotti dai batteri sono molto irritanti per la polpa che aumenta così la sensi- bilità anche ad altri stimoli. Infine a ogni paziente sono stati dati consi- gli riguardanti l’alimentazione. In genere si sconsigliano: - cibi acidi e/o dolci (frutta acerba, agrumi e dolciumi in genere); - bevande acide e/o dolci (spremu- te di agrumi, bibite zuccherate con aggiunta di anidride carbo- nica); - cibi e bevande troppo caldi o troppo freddi. Al termine del trattamento di igie- ne orale per ogni paziente è stata compilata la relativa cartella clini- ca per l’ipersensibilità annotando ogni piccola alterazione eviden- ziabile a carico dei tessuti sia duri che molli. Dopo è stato effettuato il rilevamento dei siti ipersensibili (tempo T0) adottando un sistema piuttosto semplice basato su test di stimolazione termica effettuato con i getti di aria e acqua della sirin- ga del riunito e test di stimolazione meccanica effettuato con specillo. Nell’ambito della stessa seduta è stato eseguito il primo trattamento desensibilizzante. Le successive rile- vazioni del grado di sensibilità sono state registrate a distanza di una settimana dai singoli trattamenti, effettuati una volta alla settimana per tre settimane successive. - Tempo T0 (baseline); - Tempo T1 a una settimana dal primo trattamento; - Tempo T2 a una settimana dal secondo trattamento; - Tempo T3 a una settimana dal terzo trattamento. Casi clinici Primo caso clinico (trattato con ver- nice acquosa a base di fluoro) Paziente donna di 41 anni. È stata sottoposta a trattamento desensibi- lizzante al termine di una seduta di recall per l’igiene orale. La paziente durante la revisione dell’anamnesi aveva reso noto la comparsa di una ipersensibilità media su: 1.3 – 1.4 – 1.5 che si è lievemente accentuata al termine della seduta. In questo caso il risultato è stato buono in quanto al termine dei tre trattamenti de- sensibilizzanti la sintomatologia è quasi scomparsa. Il vantaggio più significativo della vernice acquosa a base di fluoro è la possibilità di applicazione anche su superfici non perfettamente asciut- te, evitando così al paziente il disa- gio provocato durante le manovre di asciugatura e disidratazione delle superfici da trattare. Secondo caso clinico (trattato con prodotto a duplice meccanismo di azione) Paziente donna di 57 anni. La pa- ziente si presenta per una visita specialistica. Prima di iniziare qual- siasi trattamento odontoiatrico la paziente è stata sottoposta a una preparazione iniziale comprenden- te quattro sedute di igiene orale. Al termine dell’ultima seduta è stata valutata l’entità della sintomatolo- gia dolorosa e si è proceduto con il trattamento di desensibilizzazione. Il grado di sensibilità era di mode- sta entità su tutti i siti ed è andato incontro a progressiva guarigione al termine delle tre applicazioni. Il du- plice meccanismo di azione è dato dal fatto che con l’applicazione della soluzione 1 e, in seguito, della solu- zione 2, si costituisce il complesso cristallino che occlude i tubuli della dentina, contemporaneamente si li- bera un sale di potassio che rimane in soluzione all’interno dei tubuli depolarizzando le fibre nervose in- nalzandone la soglia di sensibilità. Terzo caso clinico (trattato con laser) Paziente donna di 38 anni. La paziente si rivolge al nostro stu- dio per problemi estetici dovuti ad alcune recessioni. Al termine dell’ultima seduta di igiene orale si procede al trattamen- to laser per ipersensibilità di grado medio e grave che la paziente accu- sa sui siti 1.2 – 1.3 – 1.4. Dopo i trattamenti perdura lieve sensibilità solo sul sito 1.3. L’utilizzo del laser consente di trat- tare l’ipersensibilità dentinale con risultati soddisfacenti sia a breve sia a lungo termine in quanto il raggio laser ha la capacità di pro- durre fusione dei tubuli dentina- li e di coagulare i fluidi tissutali contenuti all’interno dei tubuli riducendone così la permeabilità e la conduttanza idraulica. I dati a disposizione sono stati raccolti e analizzati con uguali modalità per tutti e tre i trattamenti. L’obiettivo era un’organizzazione dei dati che esprimesse in termini statistici la diversa efficacia dei tre trattamenti su siti sensibili carat- terizzati da intensità dolorosa di diverso grado. Per ciascun trattamento sono sta- ti suddivisi i siti sensibili in base all’intensità dolorosa registrata al tempo T0 (baseline). I siti con intensità pari al grado 1 (debole) sono stati inseriti nel gruppo A. I siti con intensità pari al grado 2 (media) sono stati inseriti nel gruppo B. I siti con intensità pari al grado 3 (forte) sono stati inseriti nel grup- po C. La classificazione dei siti in base all’intensità iniziale è utile per poter apprezzare i cambiamenti di grado nell’intensità della sensi- bilità durante il trattamento e per valutare la diversa efficacia dei trattamenti su sensibilità iniziali di diverso grado. Il primo grafico indica per ogni prodotto la percen- tuale di siti sensibili che, al termi- ne del ciclo di trattamenti, risulta- no completamente guariti. Il secondo grafico indica l’anda- mento delle medie dei gradi di sensibilità per i siti trattati con ciascuna tecnica. Come si vede le medie iniziali per i tre trattamenti sono molto simili. L’analisi dei risultati evidenzia, per il gruppo di pazienti sottopo- sti a questo studio, una migliore efficacia del laser. Le superfici dentinali trattate con il laser appaiono più omogenee, senza porosità e più dure rispetto alle aree non trattate. Ciò è dovuto a un processo di ve- trificazione, di fusione e ricri- stallizzazione della componente inorganica dei tubuli dentinali. Bisogna però ricordare che i trat- tamenti chimici potrebbero dar luogo a risultati più significativi se applicati con maggiore frequenza rispetto alla cadenza settimanale osservata in questo studio. Inoltre è noto che le sigillature dei tubuli ottenute con prodotti chi- mici sono soggette ad asportazio- ne di una parte, anche minima, del prodotto stesso con l’uso quotidia- no dello spazzolino. La bibliografia è disponibile presso l’Editore. Fig. 1 - Laser a diodi Ceralas D15 Dental. Fig. 2 - Fibra laser. Fig. 3 - Prima di utilizzare il laser personale e paziente devono indossare gli occhiali di protezione, specificamen- te progettati, per evitare il rischio di danni agli occhi. Fig. 4 - Paziente dopo seduta di igiene orale. Fig. 5 - Applicazione del prodotto. Fig. 8 - Paziente dopo la seduta di igiene orale. Fig. 9 - Irraggiamento laser. Fig. 6 - Applicazione del prodotto. Fig. 7 - Formazione dei cristalli. Fig. 11 - Media grado sensibilità per trattamento. Fig. 10 - Percentuali guarigioni per trattamento.