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implants Italy

1_201234 tecnica clinica _ innesti ossei parivano stabili nel tempo e senza segni di rias- sorbimento. Istologia Le particelle di Pcpb erano facilmente distin- guibili dall’osso naturale mediante colorazione e non vi era evidenza di infiammazione, necrosi o reazione da corpo estraneo in nessuno dei cam- pioni (Fig. 3a). L’attività osteoblastica indicava la formazione ossea in corso e in alcuni campioni le particelle di Pcpb erano circondate da osso neo- formato e si osservava una neo vascolarizzazione nelle particelle di innesto (Fig. 3b). Gli osteoclasti indicavano un rimodellamento in corso dell’osso di nuova formazione. _Discussione Nel mascellare posteriore, la normale atrofia post estrazione e la normale pneumatizzazione spesso portano a un volume osseo inadeguato. Un’altra complicanza è la scarsa qualità ossea nell’arcata superiore posteriore rispetto all’arca- ta inferiore, con la massima percentuale di osso di tipo IV. In questi casi clinici, i pazienti erano stati sottoposti a incremento di seno con un xe- noinnesto (Pcpb) al momento dell’inserimento dell’impianto. Il risultato è stato valutato me- diante esami clinici e radiografici e i confronti sono stati eseguiti mediante biopsie. Nell’uomo sono stati riportati diversi approcci efficaci per l’incremento del pavimento del seno, con percentuali medie di successo di ~92% nella sopravvivenza dell’impianto. Però, un fattore rilevante sembra essere il supporto meccanico che il tessuto incrementato può offrire, dato che l’osso residuo sotto al seno mascellare diminuisce. Gli studi hanno dimostrato una percentuale di sopravvivenza del 100% quando l’osso resi- duo nel pavimento del seno mascellare era pari a 7 mm e una percentuale di sopravvivenza del 29% quando l’osso residuo era pari a 3 mm; si può quindi concludere che la stabilità primaria è di assoluta importanza per la sopravvivenza a lungo termine degli impianti(13) . Se si può risolvere questo problema, come in questo studio, non vi è una differenza signi- ficativa nella percentuale di fallimento rispetto all’approccio ritardato a due fasi, secondo la let- teratura(16) . Un precedente studio sperimentale ha indica- to che il Pcpb è biocompatibile, osteoconduttivo e riassorbibile. Barone et al(1) hanno riscontrato quasi la stessa qualità e quantità di osso in siti innestati con Pcpb e osso autogeno (miscela 1:1) rispetto agli innesti di solo osso autogeno nei siti di controllo. Un’altra importante osservazione si un sistema EasyImage 2000 (Technooptik AB) usando obiettivi da x1,0 a x40 per l’esame e la valutazione descrittiva. Le valutazioni istomorfo- metriche comprendevano le misurazioni dell’area dell’osso e delle particelle suine in relazione all’area di misurazione totale. _Risultati Risultati clinici La guarigione clinica post-operatoria è stata senza effetti indesiderati e senza complicanze da gestire. Tutti gli impianti erano stabili al termine del periodo di guarigione e si era quindi potuto procedere con la loro protesizzazione. Radiografia Sono state eseguite ortopantomografie a 6, 12 e 24 mesi (Figg. 2a-c). Le aree innestate ap- Fig. 2a_Ortopantomografia iniziale. Figg. 2b-c_Sono state eseguite ortopantomografie a 6, 12 e 24 mesi. Le aree innestate apparivano stabili nel tempo, senza segni di riassorbimento. Fig. 2a Fig. 2b Fig. 2c