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implants Italy

1_201232 tecnica clinica _ innesti ossei Incremento del seno mascellare con osso suino corticospongioso collagenato Autori_P. Palacci, Francia; U. Nannmark, Svezia _Introduzione La riabilitazione dei settori posteriori del mascellare edentulo con impianti dentali spesso costituisce un compito particolarmente impe- gnativo per il chirurgo, soprattutto se l’area è fortemente atrofica. Vi sono però tecniche per risolvere questo problema, anche se l’obiettivo rimane quello di incrementare il volume osseo per un’adeguata stabilizzazione dell’impianto. L’utilizzo di un so- stituto osseo rappresenta una delle possibili op- zioni. L’uso di tali materiali avviene per esempio nei casi di difetti ossei e siti estrattivi con l’obiet- tivo di promuovere la guarigione, per aumenta- re l’ampiezza della cresta sotto forma di onlay o come inlay nel seno mascellare in previsione dell’inserimento di impianti(8) . Le caratteristiche di questi materiali spesso variano in base alla loro origine e possono quindi essere materiali allogenici, xenogenici o a base di calcio come fosfato di calcio o solfato di cal- cio(10) . L’osso autogeno è un’altra alternativa con proprietà di elevata biocompatibilità, potenziale osteoinduttivo e buoni risultati clinici(4,15) . Però, il prelievo di osso autogeno presenta alcuni svan- taggi, come la morbilità e il disagio, soprattutto se l’osso viene prelevato da un sito extraorale(6,17) . Inoltre, il prelievo intraorale di osso non sempre fornisce la quantità sufficiente per l’innesto(9) . Uno degli xenoinnesti più studiati è l’osso bovino deproteinizzato sterilizzato (Dbb). Per questo tipo di xenoinnesto sono state ri- portate proprietà osteoconduttive(3,7,11) , ma il fat- to che non si verifichi il riassorbimento talvolta è considerato uno svantaggio(2) . Il sostituto osseo ideale dovrebbe avere un’elevata biocompatibili- tà, osteoconduttività, osteoinduttività e riassor- bimento con conseguente sostituzione con osso di nuova formazione(14) . L’aggiunta di miscele biologiche ai biomate- riali è un modo per acquisire migliori proprietà biologiche e cliniche e sono stati eseguiti diversi studi per valutare questi preparati. Hallman et al(7) , con valutazioni cliniche e istologiche, non hanno rilevato differenze tra 21 pazienti che era- no stati sottoposti a incremento del seno ma- scellare con osso autogeno, idrossiapatite bovina e una miscela 80/20 di idrossiapatite bovina e osso autogeno. Sono stati eseguiti anche studi sui sostituti ossei di origine suina. In uno studio(1) l’osso autogeno da solo è stato confrontato con una miscela di osso sui- no cortico-spongioso (Pcpb) (1:1) per il rialzo del pavimento del seno mascellare prima del posi- zionamento di impianti in 18 pazienti. Cinque mesi dopo le biopsie trattate per l’istologia mostravano il riassorbimento delle particelle di osso suino, ma non si notavano evi- denti differenze tra i due trattamenti. Nannmark et al(10) hanno valutato nei coni- gli la risposta del tessuto osseo al solo Pcpb e al Pcpb con aggiunta di gel di collagene, rilevando buone proprietà di biocompatibilità e osteocon- duzione per entrambe le categorie, nonché un lento riassorbimento nel tempo. L’aggiunta di gel di collagene al Pcpb ne facilita l’utilizzo clinico, ma la risposta biologica del tessuto necessita di ulteriori verifiche. Nei casi qui presentati, è stato utilizzato il Pcpb con l’aggiunta di gel di collagene (mp3,