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implants Italy

191_2012 articolo c.e. _ fallimenti implantari grafico pre-operatorio a immagini radiografiche bidimensionali, vi sono: _ deiscenza e fenestrazione del piano cor- ticale buccale (Figg. 5a-c); _ perforazione dei sottosquadri linguali mandibolari; _ violazione del nervo nasopalatino (in al- cuni casi con insensibilità permanente della regione premascellare); _ violazione del canale del nervo alveolare inferiore che può causare un serio dolore cronico, intorpidimento e persino insen- sibilità permanente del labbro inferiore (Fig. 6). _Meccanismi fisici che contribuiscono alle modalità di insuccesso degli impianti L’eziologia e il meccanismo fisico delle frat- ture implantari sono stati ampiamente valutati e studiati negli ultimi anni(9-12) . Per lo più, gli articoli di ricerca e revisione hanno concluso che le linee guida del rapporto corona-radice associate ai denti naturali non dovrebbero essere applicate al rapporto corona- impianto. Per quanto riguarda i principi guida del rapporto corona-radice dei denti naturali vs il rapporto corona-impianto, essi sono oggetti di ampia ricerca e valutazione stati negli ultimi anni(10,13-20) . In questa sezione dell’articolo discuteremo la possibile eziologia e la diversità dei potenziali meccanismi fisici dei fallimenti implantari. Le fratture possono verificarsi diversi anni dopo che gli impianti sono stati inseriti (Figg. 7a,b) oppure prima. Mentre in questo caso particolare l’opzione di trattamento è stata sviluppata con un apprezza- mento delle circostanze e delle abitudini occlusali e meccaniche del paziente, l’analisi retrospettiva del sito implantare successiva alla frattura de- gli impianti, ha rilevato un spazio interocclusale esteso sui modelli articolati e una diffusa usu- ra occlusale sulla dentizione antagonista (Figg. 7c,d). In questo caso, procedendo con un’attenta valutazione di tutte le informazioni diagnostiche retrospettive disponibili e con un’ulteriore di- scussione con il paziente, sono state identificate diverse presupposizioni diagnostiche e un’opzio- ne di trattamento di follow-up che includeva la sostituzione delle corone supportate da impianti con una protesi parziale mobile. Considerando la procedura chirurgica estre- mamente invasiva necessaria per la rimozione degli impianti fratturati, è stata presa una de- cisione ponderata per non correre il rischio di aumentare il danno. Quindi si è scelto di permettere una chiusura primaria del tessuto molle sopra ai corpi implan- tari residui in 6 e 7, ovvero di “metterli a dormire”, con successivo inserimento di una protesi par- ziale immediata mobile in acrilico e realizzazione di una protesi parziale mobile fusa. Questo caso si pone l’obiettivo di apportare un argomento a favore della considerazione dei meccanismi fisici come potenziali contribuenti alla fratture degli impianti. Mentre continuano a sussistere diatribe ri- guardo al fatto che il rapporto corona-radice possa servire come un aiuto indipendente e pre- dire la prognosi dei denti(20) ciò certamente vale per il rapporto corona-impianto, a meno che si considerino altri indici clinici, come l’occlusione antagonista, la presenza di abitudini parafunzio- nali, problemi elettrochimici dei materiali, solo per menzionarne alcuni. Le fratture implantari sono considerate un potenziale problema per gli impianti dentali, so- prattutto le fratture ritardate degli impianti in titanio, dovute a corrosione chimica e usura del metallo(14) . Dopo un’attenta revisione degli articoli refe- renziati, che sono molto esplicativi, ci siamo resi conto che, per lo più, essi sostengono la nostra teoria riguardo al fatto che nelle fratture implan- Fig. 3a_Ciò che l’odontoiatra vede clinicamente non sempre riflette la corretta anatomia dell’osso alveolare sotto alla superficie. Fig. 3b_Immagine diagnostica preoperatoria con CBCT i-CAT. La sezione trasversale CBCT nell’area edentula dei denti 6 e 7 ha mostrato in anticipo la concavità buccale naturale nell’osso alveolare che richiede un innesto prima o durante la procedura implantare. Fig. 4_Utilizzando solo una panoramica bidimensionale che fornisce dimensioni imprecise, alcuni clinici “vanno sul sicuro” e rimangono lontani dal canale del nervo mandibolare, compromettendo il rapporto protesico corona-impianto, con il risultato di perdita ossea e frattura dell’impianto. Le successive procedure associate alla rimozione del pezzo dell’impianto fratturato, all’innesto e all’inserimento di un altro impianto sono considerate molto invasive, senza dimenticare poi il costo e l’effetto psicologico sul paziente. Fig. 3a Fig. 3b Fig. 4