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implants Italy

171_2012 articolo c.e. _ fallimenti implantari della popolazione nel mondo sviluppato e il risul- tante enorme fabbisogno non soddisfatto di so- stituzione di denti, la crescita di prodotti e servizi per ricostruzioni su impianti ha superato quella di ogni altra area dell’odontoiatria. Per di più, negli ultimi anni, l’implantologia e la protesi su impianti sono diventate parte del curriculum dei programmi di formazione dei cor- si di laurea e post-laurea delle scuole odontoia- triche(3) . Nonostante ciò, un grande numero di odon- toiatri, sia generici sia specialisti con diversi livelli di competenza, che hanno visto l’opportunità di entrare nella sofisticata arena dell’implantologia orale, continuano a trascurare i vantaggi della CBCT e, come risultato di ciò, ne consegue una diversità di complicanze anomale associate a queste procedure chirurgiche. Dalle tradizionali immagini bidimensionali in- tra ed extraorali, gli odontoiatri possono ottene- re solo dimensioni vaghe, a causa della variabilità di ingrandimento derivante dal posizionamento e dalla proiezione delle strutture anatomiche, dalle loro proprietà e dai rapporti. È molto difficile per le radiografie tradiziona- li, come le immagini periapicali e panoramiche, replicare con precisione le strutture anatomiche acquisite sui loro ricettori. Essenzialmente, le immagini radiografiche bidimensionali tradizionali sono caratterizzate da ingrandimento, distorsione, sovrapposizione di strutture anatomiche, chiarezza limitata e man- canza di precisione nelle misurazioni e, quindi, le dimensioni o la determinazione dei precisi rap- porti delle strutture anatomiche non è precisa. Inoltre, le immagini radiografiche bidimensionali non permettono un rendering virtuale tridimen- sionale (3DVR). Una ricerca in letteratura e su Internet ha rilevato diversi articoli di ricerca e di revisione sull’argomento dell’insuccesso implantare(4-12) . Un tipo comune di insuccesso associato a odon- toiatri che restringono il loro ambito diagnostico a immagini radiografiche bidimensionali, come le radiografie panoramiche e/o periapicali, è la per- forazione del seno mascellare (Figg. 1a-c). Spesso i clinici rivelano di aver perforato il seno di alcuni millimetri per errore, a causa dell’interpretazione errata della dimensione ver- ticale. Alcuni casi rimangono asintomatici e sono messi sotto stretta osservazione, come in questo caso; mentre altri casi diventano sintomatici e gli impianti devono essere rimossi. Secondo alcuni professionisti, essi perforano il seno intenzionalmente, aspettandosi di ottene- re un ancoraggio “bicorticale” nel seno mascel- lare allo scopo di aumentare la stabilità prima- ria. Però, secondo una ricerca retrospettiva a 15 anni, pubblicata nel 2000(4) , gli impianti che era- no stati ancorati bicorticalmente sono falliti con una frequenza di quasi quattro volte superiore a quella degli impianti monocorticali. Inoltre, le fratture degli impianti rappresen- tavano più dell’80% degli insuccessi osservati e interessavano il gruppo degli impianti bicorticali quasi tre volte di più rispetto a quelli monocor- ticali. Un’altra importante serie di complicanze as- sociate a clinici che limitano l’imaging diagno- stico a immagini radiografiche bidimensionali, Fig. 1a_La radiografia periapicale postoperatoria mostra che l’impianto dentale ha perforato il seno mascellare di sinistra (Foto di Dov M. Almog). Fig. 1b_La sezione trasversale postoperatoria eseguita con CBCT tridimensionale i-CAT™ (Imaging Sciences International, Hatfield, Pa.) mostra la perforazione dell’impianto del seno mascellare di sinistra da una prospettiva differente. Fig. 1c_Il rendering virtuale tridimensionale postoperatorio (3DVR) eseguito con CBCT i-CAT fornisce una dimostrazione visiva dell’entità di penetrazione dell’impianto del seno mascellare di sinistra. Fig. 1a Fig. 1b Fig. 1c