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Dental Tribune Italian Edition

13Dental Tribune Italian Edition - Gennaio 2012 Gestione dello Studio Spunti di formazione extraclinica per il dentista Analisi dei requisiti richiesti alle AOM (Attività Odontoiatrica Monospecialistica) Profondo conoscitore di problematiche fiscali e amministrative, Sergio Morena, dentista con studio in Bovisio Ma- sciago, ha tenuto all’Expo d’Autunno una det- tagliata relazione su “La semplificazione bu- rocratica come calmiere dei costi di gestione”. Con quest’articolo inizia la sua collaborazione a Dental Tribune. È finito il tempo in cui per un “dentista di suc- cesso” era sufficiente dimostrarsi bravo clini- co magari col valore aggiunto della capacità comunicativa e della sensibilità verso le pro- blematiche del paziente. Oggi importa anche la preparazione “manageriale” per far fronte, con un occhio al bilancio, alle normative di si- curezza, burocratiche e fiscali la cui mancata ottemperanza è sanzionata in modo sempre molto duro, a volte francamente esagera- to. Questo spazio, nato per “dare una mano” all’odontoiatra, vuol essere una disamina di quanto oggi uno studio monoprofessionale deve avere per sperare di superare indenne un’eventuale verifica dell’Asl. Altro errore da evitare è disinteressarsi della situazione fiscale delegandola in toto al com- mercialista, essendovi alcuni dati negli studi di settore che solo il dentista può comunicare. Deve nascere un dubbio più che legittimo sul- la serietà del consulente fiscale se questi non interpella l’odontoiatra per una corretta com- pilazione di tali studi. Da quest’anno poi si af- facciano ulteriori strumenti di accertamento della capacità contributiva: lo “spesometro” e il “redditometro”. Vedremo di fare un’ana- lisi per valutarne le criticità. Analizziamo in primis quanto ci chiede la burocrazia. Stori- camente possiamo identificare l’inasprirsi degli adempimenti con le cd. procedure di riclassificazione partite nel lontano 2002, in virtù delle quali furono stabiliti, con leggi re- gionali, alcuni adempimenti da soddisfare in 5 anni per stabilire in ogni studio dentistico standard qualitativi minimi a garanzia della salute del personale e dei pazienti. Pertanto dall’anno 2007 ogni studio si è dovu- to “riclassificare” in Aom (Attività Odontoia- trica Monospecialistica) e quelli nati ex novo a partire da quell’anno dovevano possedere i requisiti previsti dalla riclassificazione e… qualcosa in più “condonato” invece agli stu- di preesistenti (ad esempio l’abolizione delle barriere architettoniche). Questo processo si è realizzato con leggi re- gionali: non possiamo dare pertanto regole univoche, valide per tutti: lavorando in Lom- bardia prenderemo a riferimento quanto richiesto da questa regione e ove possibile segnaleremo sensibili elementi di distinguo validi in altre. Va comunque sottolineato che se questa regione impone una norma- tiva severa e se si soddisfano i suoi requisiti, si è quasi certamente allineati in eccesso con quanto impongono le altre. Una buona parte degli adempimenti necessari sono contenuti in una “check list” reperibile facilmente su internet (l’articolo e il download del pdf sono disponibili su www.dental-tribune.com nel- la sezione “Practice Management” dell’area “Specialties”). Generalmente l’ispettore arri- va in studio munito di questa lista e spunta la casella sì o no in risposta alla verifica da lui effettuata circa l’adempimento di quanto la domanda richiede. Prima di analizzare in dettaglio i singoli requisiti in diversi articoli, farei alcune premesse doverose: va chiarito che per la Regione esistono tre diverse tipolo- gie di strutture abilitate all’odontoiatria che sono le Aom, gli ambulatori e gli ambulatori accreditati. L’Aom corrisponde allo studio mo- noprofessionale, gli ambulatori e ambulatori accreditati sono strutture più complesse che devono soddisfare ulteriori requisiti. Una buona parte della check list è stata formu- lata per una maggior sicurezza sul lavoro per il personale dipendente ed è stata configurata sulla legge 626/94. Ne consegue che un discre- to numero di requisiti è richiesto solo in pre- senza di personale dipendente, intendendosi per questo non solo le assistenti alla poltrona ma anche quello con compiti contabili e am- ministrativi. Segnaleremo di volta in volta quando si verifica questa condizione. Le normative sulla sicurezza dei luoghi di la- voro sono state elaborate e integrate sensibil- mente con le leggi 81/08 e 106/09. Queste in- tegrazioni fanno in modo che anche la check list non è più sufficiente ma si sono aggiunti ulteriori adempimenti da puntualizzare ove necessario. Con il prossimo numero analizze- remo punto per punto tali requisiti seguendo l’ordine cronologico della check list della Lom- bardia, fornendo indicazioni su come ottem- perarli secondo il seguente schema: - ove richiesta un’autocertificazione, indica- zioni su come formularla; - ove richiesto un protocollo, gli schemi procedurali con sottolineatura delle meto- diche e dello strumentario necessari; - ove richiesta una relazione, i punti salienti da porre in evidenza; - ove richiesto un certificato, come ottener- lo; - ove richiesto un diploma, le alternative con cui seguire corsi che possano rilasciar- lo nel rispetto delle normative. Importante quindi come primo step per chi è interessato a seguirci procurarsi una stampa della check list. L’Architetto: curare il paziente (ma anche l’estetica dello studio) Architetti e professionisti dell’arredo hanno preso atto dell’interesse crescente per la qua- lità e l’estetica in ambito sanitario. Ambienti freddi e formali d’ospedale, case di cura, strut- ture per anziani, cliniche odontoiatriche stan- no sempre più cedendo il posto a spazi piace- voli nell’interesse dei pazienti: per migliorare il loro benessere, quello dello staff, la motiva- zione e produttività. La reazione al colore è legata alla percezione individuale, a sua volta fortemente influenza- ta da altri fattori quali luce, accostamenti ad altri colori e da molteplici fattori ambientali e fisiologici tali da condizionare la percezione: ogni osservatore infatti interpreta il colore in base a propri riferimenti. Importante quindi che a ogni ambiente corrisponda un “progetto colore” perché ogni utente percepisca le stesse sensazioni. In una sala d’attesa sarà bene evitare di accen- tuare la pressione emotiva e il disagio offren- do comodità, comfort e discreta visibilità. Uno spazio semplice che metta gli utenti a proprio agio si ottiene utilizzando colori tipici degli spazi domestici, con la possibilità di aggiunge- re effetti decorativi. Corridoi e reception ser- vono per dare il benvenuto in modo amiche- vole, rassicurante. Essendo il primo approccio con l’ambiente sanitario la reception dovreb- be essere dotata di buona illuminazione, colo- ri chiari per pavimento e pareti, in contrasto col desk; con tale combinazione l’ambiente si presenterà accogliente e rassicurante. La prin- cipale caratteristica dei corridoi deve essere la semplicità di utilizzo e di individuazione. Se- gnali chiari e immagini sono di fondamentale importanza. Nelle stanze mediche l’utilizzo di colori tenui è l’ideale e, per evitare la monotonia, si può ri- correre a pareti colorate in contrasto, normal- mente non più di una. Generalmente i colori tenui in questi ambienti sono i verdi pallidi o verdi-bluastri. Essendo il verde complementa- re del rosso (colore del sangue) il suo scopo è neutralizzare l’immagine postuma prodotta da una concentrazione mentale prolungata su una ferita. In più questi verdi pallidi riducono l’abbagliamento in condizioni di luci intense, quali le lampade a UV, e sono quindi perfette per la decorazione dei muri. Le stanze riservate allo staff, non sono meno importanti per aumentarne le prestazioni, il rendimento e il morale oltre a concedere mo- menti di relax. Per raggiungere tale obbiettivo gioca un ruolo considerevole il contrasto tra illuminazione e colore rispetto alle altre aree. Colori a contrasto utilizzati su una stessa pa- rete trasmettono infatti energia positiva. Im- portante inoltre coinvolgere il personale nei progetti di definizione del colore. La realizza- zione condivisa del luogo di lavoro può accen- tuare il senso di benessere e aiutare a fideliz- zare il personale al luogo di lavoro. Tenendo in considerazione la dimensione spa- ziale, un progetto sceglie in generale il colore e ne seleziona le tonalità, perchè può modifica- re in molti modi le dimensioni o la percezione di uno spazio: esempio, un pavimento scuro dona stabilità all’ambiente, un soffitto scuro produce un effetto opprimente. Al contrario colori chiari e illuminazione elevata provoca- no generalmente un effetto-ingrandimento. Il grado di saturazione dei colori in uno spazio determina in parte il modo in cui interpre- tiamo le distanze. I grigi tendono a produrre l’effetto ingrandimento mentre quelli intensi a ridurre le profondità. Oltre al colore, la per- cezione di una stanza o di uno spazio è defi- nita dai materiali utilizzati, la loro struttura e livello di lucentezza grazie alle associazioni evocate: il metallo, il vetro, la pietra e alcuni oggetti di plastica vengono spesso percepiti come materiali freddi. Altri tipi di materiali quali legno e tessile offrono invece un senso di calore. In conclusione, si può affermare che l’aspetto percettivo di “cura” e tranquillità offerto agli utenti non è meno importante di quello igie- nico sanitario. Angela Franco Architetto in Torino afconsultingsrl@gmail.com Angela Franco. web article