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Dental Tribune Italian Edition

19 Anno IV n. 3 - Dicembre 2011Italian Edition Speciale HT pagina 18 Dunque, il trattamento dell’odontoiatra in questi casi non sarà tanto quello relativo al trattamento dell’ipersensibilità dentinale ma sarà invece foca- lizzato al restauro delle lesioni cervicali e alla risoluzione/con- trollo della parafunzione masti- catoria. Ancheunadentinaespostache nonevidenziaprocessidisclerosi può risultare non ipersensibile. Difatti, occorre considerare che l’estremità del tubulo dentinale che guarda verso la cavità orale tende fisiologicamente a ridurre la sua permeabilità attraverso l’obliterazione del proprio lume a opera di un ammasso etero- geneo di natura organica/inor- ganica. A tale ammasso viene, impropriamente, dato il nome di smear layer che a differenza di quello propriamente detto e derivante dalla preparazione cavitaria è costituito da detri- ti inorganici, da microscopici depositi di tartaro e anche da alcuni ingredienti delle paste dentifricie. Uno studio(4) met- te alla luce molto bene come superfici dentinali esposte e non sensibili sono ricoperte, in modo considerevole, da uno spesso strato di smear layer occupan- te un ampia area dentinale. Lo smear layer prima descritto è quindi un unità strutturale capacediridurrelapermeabilità dentinale e quindi un elemento protettivo verso il manifestarsi dell’ipersensibilità dentinale in modo analogo alla dentina scle- rotica. La differenza importante risiede però nel fatto che mentre i tubuli obliterati dalla dentina sclerotica sono una condizione stabile non reversibile, l’equili- brio dei “tappi” di smear layer è invece molto delicato nel senso che l’applicazione di un agente facilitante la disgregazione di quest’ultimo può determinare la ricomparsa della sintomatologia dolorosa dell’ipersensibilità. Il riferimento è rivolto prin- cipalmente alle sostanze/ali- menti con un basso pH e quindi dotati di un potenziale erosivo sulla debole componente mine- rale dello smear layer che viene, al contatto, facilmente disgre- gato. Questa considerazione tro- va spesso riscontro nel paziente che, durante l’anamnesi specifi- ca odontostomatologica, riferi- sce un andamento altalenante della sintomatologia dolorosa con fasi di quiete e fasi di esa- cerbazione. L’indagine più dettagliata alcune volte mette in evidenza come durante i periodi di riacu- tizzazione della manifestazione il paziente ha assunto cibi/ali- menti a basso pH (e quindi con potenziale erosivo) come succhi di agrumi, bevande carbonate, ecc. La conoscenza di questo principio e del delicato equi- librio dello smear layer che si deposita sulle superfici esposte della dentina è estremamen- te importante nel trattamento dell’ipersensibilità dentinale sia per evitare periodi di esacerba- zione della manifestazione sia perché una parte dei presidi terapeutici che abbiamo a dispo- sizione mirano proprio alla for- mazione di una sottile pellicola minerale che tende a occludere il lume tubulare. Volendo esprimere il concetto con parole semplici potremmo dire che un bicchiere di bevan- Figg. 5a, 5b - Aree dentinali esposte ma non ipersensibili in seguito a processi reazionali della dentina (dentina sclerotica). da carbonata di troppo (bevande a base di cola, gassosa, chinot- to ecc., insomma tutte quelle bevande gassate che contengono nella loro composizione l’acido fosforico, citrico e carbonico) può vanificare gli sforzi fatti dall’odontoiatra nel tentativo di curare il fastidioso fenomeno dell’ipersensibiltà dentinale. Trattamento dell’ipersensibilità dentinale L’approccio terapeutico dell’ipersensibilità dentinale è, quasi sempre, legato all’applica- zione topica sulle aree ipersensi- bili di particolari preparati. La gestione del paziente “ipersensibile” non è per nien- te facile e spesso richiede più sedute per applicazioni topiche e segni di miglioramento che si instaurano molto lentamen- te. Non bisogna poi dimentica- re che l’organismo interviene spontaneamente nel cercare di ridurre la permeabilità denti- nale attraverso la deposizione di dentina reattiva e quindi, se pur lentamente, la manifestazione tende generalmente ad atte- nuarsi nel tempo e a tale propo- sito vale la pena domandarsi se il miglioramento del quadro cli- nico sia dovuto ai nostri inter- venti oppure alla fisiologica risposta dell’organismo, oppure a entrambi. Situazioni estreme, per sintomatologia dolorosa, HT pagina 20