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Implant Tribune Italian Edition

Controllo microscopico dei tessuti molli a ni protesici Dr Renzo Guarnieri, Classimplant Srl - Dipartimento di Ricerca e Sviluppo Fig. 1 Morfotipo “thin - scalloped”, presenza di recessio- ne intorno al margine protesico. Fig. 2 Morfotipo “flat”, presenza di tasche. Fig. 3 by classimplantFIRST EDITION | NOVEMBER 2011 R E S E A R C H & D E V E L O P M E N T Controllo microscopico dei tessuti molli a ni protesici Il rispetto dell’unità dento-parodontale rappre- senta la chiave di successo di tutta l’odontoiatria restaurativa. Qualsiasi procedura che crei danno al delicato apparato di attacco del dente com- porta infatti rischi elevatissimi per la salute delle gengive e del parodonto. Il mantenimento di un aspetto gengivale esteticamente valido è però collegato non solo al raggiungimento o al recu- pero di uno stato di salute gengivale ottimale, ma anche alla stabilità nel tempo del fragile equilibrio biologico creatosi tra il manufatto protesico e il tessuto di sostegno. Diversi sono i fattori che pos- sono alterare questo equilibrio: 1 la ruvidità o la porosità della super cie dei materiali di restauro(1,2) ; 2 la presenza di margini sopra-contornati(3,4) ; 3 la invasione diretta della ampiezza biologica(5-6) 4 la maggiore patogenicità della placca dentale che si sviluppa a livello sub-gengivale(7) (Tab. 1). Le esigenze estetiche rendono comunque indi- spensabile mascherare i margini protesici a livello sub-gengivale, per questo motivo le preparazio- ni dei denti e la realizzazione dei contorni e dei pro li d’emergenza sia dei manufatti provvisori sia degli elementi de nitivi richiedono tecniche e strumenti di controllo sempre più raf nate che solamente l’utilizzo del microscopio rende possi- bile applicare. Negli anni ’60, gli studi autoptici effettuati da Gargiulo(8) hanno dimostrato che esiste un rap- porto statisticamente costante tra le varie com- ponenti dell’unità dento-parodontale. La profondità media del solco era risultata esse- re di 0.69 mm e la lunghezza media dell’epite- lio giunzionale e dell’attacco connettivale erano rispettivamente 0.97 mm e 1.07 mm. L’altezza combinata dell’epitelio giunzionale e dell’attacco connettivale è stata de nita come “ampiezza biologica”; essa può variare da dente a dente, da super cie a super cie di uno stesso dente, ma è sempre presente(9,10) (Fig. 3). La violazione di questo spazio biologico com- porta sempre una reazione in ammatoria i cui esiti differiscono dal morfotipo gengivale: nel morfo- tipo “thin and scalloped”, con gengiva sottile, scarsamente cheratinizzata e con osso di contor- no sottile, solitamente si sviluppa una recessione gengivale, mentre nel morfotipo “ at” con osso relativamente più spesso e con tessuti gengivali più rappresentati, si sviluppa più frequentemente una tasca parodontale(10-11) (Figg. 1,2). I primi studi effettuati sul posizionamento dei mar- gini protesici intra-sulculari hanno evidenziato una correlazione statisticamente signi cativa tra profon- dità del margine e il grado di in ammazione gen- givale: più il margine della corona si avvicinava alla base del solco più aumentava l’in ammazione(12) . Poiché un solco sano è poco profondo, e in gene- rale varia da 0.5 a 1.5 mm, risulta evidente come il margine di sicurezza sia molto limitato e dif cilissi- mo da controllare senza l’utilizzo di un sistema di ingrandimento molto accurato. Ulteriori studi hanno inoltre dimostrato che anche il solo disturbo dell’epitelio giunzionale può arreca- re un danno irreversibile all’unità dento-parodontale con riassorbimento dell’osso vestibolare(10) . I traumi più frequenti avvengono durante la preparazione del dente (il solco non dovrebbe essere invaso per più di 0.5 mm) ma possono avvenire anche duran- te le manovre di inserimento dei li retrattori e del posizionamento dei provvisori. A questo proposito conviene ricordare che il solo sanguinamento del solco durante una qualsiasi delle manovre che si attuano ai ni protesici, è segno diretto di trauma al connettivo. Silness e Loe(13) hanno dimostrato che anche con una pressione normale i li possono essere spinti nel tessuto connettivo sopra-crestale e, portare la preparazione no a questi li, signi - cherebbe invadere l’ampiezza biologica. La retrazione marginale, dif cile da controllare durante le manovre esecutive in un parodonto sano diventa imprevedibile se il complesso dento-gengi- vale è affetto da malattia parodontale. Per questo motivo in qualsiasi piano di trattamento bisogna programmare un’attenta preparazione iniziale che prevede, oltre alla terapia eziologia di rimozione del tartaro, una meticolosa levigatura radicolare e la realizzazione di provvisori terapeutici (Tab. 2). > Livello dei margini gengivali sopra-gengivali sotto-gengivali Cocci *(+) ***(+) **(-) Bastoncelli **(+) Fusiformi *(-) Filamentosi **(+) Bastoncelli mobili **(+) Spirochete *(+) **(-) ***(+) Tab. 1 Differenze nella composizione della placca batterica dopo 6-8 settimane dal posizionamento dei margini protesi- ci. Legenda: Wilcoxon test * P<.05; ** P< .01; *** P< .001 - (+) = incremento; (-) = diminuzione da “Flores-de-Jacoby e altri” modificato(7). A = preparazione extrasulculare B = preparazione intrasulculare Il margine d’errore per l’invasione del connettivo sopracrestale è di 1.71 mm MARGINE D’ERRORE PER LA INVASIONE DELLA AMPIEZZA BIOLOGICA