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Dental Tribune Italian edition

14 Italian EditionAnno VII n. 11 - Novembre 2011 Pratica & Clinica Lorenzo Vanini, Professore a Contratto Università “La Sapienza” - Roma. Visiting Professor Università “La Mediter- ranee” - Marsiglia. la forma e nella guida incisale con delle frese. Una volta indurito il silicone, la mascherina viene rimossa e adattata in modo che si posizioni in modo stabile sui denti; si elimina quindi la parete vesti- bolare in corrispondenza del dente da ricostruire e di quello vicino per consen- tire il miglior accesso buccale. Dopo aver rimosso il vecchio restauro (Figg. 12-13), si isola il campo con la diga di gomma si ricontrolla l’adattamento della mascheri- na, quindi si prepara la cavità e si ese- guono le procedure adesive. Nelle IV classi i disegni del margine che soddisfa- no i requisiti richiesti sono la spalla a 90° (butt margin) a livello palatino e inter- prossimale e il minichamfer a livello vestibolare. Il margine viene inizialmen- te preparato con una fresa diamantata a grana grossa, a pallina per il chamfer e cilindrica per la spalla. Il margine poi viene rifinito con delle frese dallo stesso disegno a grana fine e poi lucidato con dei gommini in silicone; la superficie liscia dello smalto facilita lo scorrimento dell’adesivo e l’adattamento del composi- to sul margine (Figg. 14-15). La stratificazione delle IV classi ini- zia con la ricostruzione della parete di smalto palatina che si ottiene mettendo la massa smalto sulla mascherina prima di adattarla in bocca: lo strato di smal- to viene disteso sulla mascherina con uno spessore il più vicino a quello dello smalto naturale, lasciando libere le zone interprossimali. Quindi la mascherina viene posizionata in bocca e dopo aver verificato la presenza di un buon contatto tra massa smalto distesa sulla mascheri- na e cavità del dente, si polimerizza. Poi con l’aiuto di una striscia di acetato stabilizzata con un cuneo di legno si rico- struiscono le pareti interprossimali con la stessa massa smalto usata per la parete palatina (Fig. 16). Con questi due passaggi la cavità da complessa diventa semplice e otteniamo un guscio, la cui forma e spessore devono essere controllati ed eventualmente cor- retti prima di proseguire con la ricostru- zione. I volumi da riempire sono ora ben visibili e il controllo degli spazi durante la stratificazione del corpo dentinale è facilmente verificabile. Nella costruzione del corpo dentinale si utilizza un numero di masse dentina in rapporto alla gran- dezza e estensione della cavità: 1 massa nelle cavità piccole, 2 nelle medie e 3 nel- le grandi. Ogni dente presenta tre diversi gradi di cromaticità: alta terzo cervica- le, media al terzo medio e bassa al terzo incisale; dovremo quindi impiegare una o più masse con saturazioni crescenti per riprodurre queste cromaticità in base all’estensione cervicale della cavità. Se per esempio la cromaticità di base rile- vata è UD2 le masse che utilizzeremo saranno: UD2, per una cavità piccola, UD2 e UD3 per una media e UD2, UD3 e UD4 per una grande. In questo modo creiamo un nucleo interno cromaticamente forte che pre- viene una eccessiva perdita di cromati- cità del restauro quando viene applicato lo smalto vestibolare; inoltre si riesce a creare una desaturazione della cromati- cità da cervicale a incisale e da palatino a vestibolare. La costruzione del corpo dentinale in una cavità grande inizia quindi con la massa più satura posizio- nata cervicalmente. Nel nostro esempio UD4, poi si stratifica la massa UD3 che copre totalmente la massa UD4, sale sul chamfer vestibolare e si spinge più inci- salmente. I due strati vengono a loro vol- ta ricoperti totalmente dalla massa UD2, che sale anch’essa sul chamfer vestibola- re e si spinge ancora più incisalmente. Se sono presenti dei mammelloni prima di polimerizzare la massa si eseguono solchi verticali aperti verso il margine incisale per creare la forma dell’aureola (Fig. 17). Con questo tipo di stratificazione riu- sciamo a ottenere una composizione cromatica del corpo dentinale ricca e differenziata, con cromi diversi in ogni punto e desaturata come nel dente natu- rale. Terminato il corpo dentinale pri- ma di apporre lo strato di massa smalto vestibolare si passa alla “costruzione” di caratterizzazioni, opalescenti e intensivi. Le caratterizzazioni più importanti sono quella dei mammelloni e quella del mar- gine (Fig. 18) che vengono realizzate con masse di bianco (IW e OA) e di ambra. Dopo la caratterizzazione del corpo dentinale e del margine si crea l’opale- scenza utilizzando una massa specifica (OBN) che viene posizionata nei solchi tra i mammelloni e nello spazio tra mar- gine incisale e corpo dentinale (Fig. 19), creando un effetto alone molto naturale. Infine, si riproducono gli intensivi nel- le forme registrate durante la rilevazione del colore utilizzando masse bianche opa- che (IWS, IM). Nell’apporre le diverse masse che crea- no il corpo dentinale, le caratterizzazioni, le opalescenze e gli intensivi, l’operatore deve stare attento a lasciare lo spazio necessario per stratificare la massa smal- to buccale negli spessori adeguati, mino- ri a livello cervicale e maggiori a livello incisale e con il naturale contorno verti- cale al terzo cervicale, medio e incisale per ricreare la naturale bombatura del dente. La stratificazione termina con la costruzione dello smalto vestibolare che verrà modellato cercando di riprodur- re correttamente le linee di transizio- ne e abbozzando sia la macrotessitura (lobi, solchi verticali e depressioni) sia la microtessitura ricreando le linee di crescita dello smalto con un pennellino (Figg. 20a-20b, 21). Una volta polimeriz- zato l’ultimo strato di smalto vestibolare, prima di passare alle fasi di rifinitura e lucidatura, è opportuno ricoprire la superficie con uno strato di glicerina ed eseguire un ulteriore ciclo con la lampa- da in modo da eliminare lo strato inibito dall’ossigeno e ottenere così una polime- rizzazione più completa della resina. Quale protocollo utilizza per la rifinitura e la lucidatura dei restauri in composito? La ricostruzione termina con le fasi di rifinitura e lucidatura che sono mol- to importanti perché è in queste fasi che creiamo il rapporto ideale tra restauro e luce, fondamentale per ottenere il suc- cesso estetico; inoltre alla fine di queste due fasi avremo delle superfici che ridu- cono l’accumulo di placca e prevengono l’invecchiamento del restauro. Con la rifinitura si dà al restauro la forma, la dimensione e il contorno definitivo e si definiscelatessiturasuperficialeabbozza- ta con la modellazione. Con la lucidatura si rende liscia la superficie del composito senza distruggere i dettagli di tessitura superficiale ottenuti durante la rifinitu- ra. La rifinitura comincia con la corre- zione della forma; in questa fase con delle frese diamantate a media granulometria (30-40 micron) rifiniamo il contorno ver- ticale del restauro seguendo la naturale bombatura del dente, inclinando quin- di la fresa con tre diverse angolazioni a seconda che si trovi a lavorare sul terzo cervicale, medio o incisale (Fig. 22). Il contorno orizzontale viene rifinito aggiustando la forma e la lunghezza del margine incisale e degli angoli e poi rifi- nendo i margini interprossimali inter- ni con delle strisce abrasive e i margini interprossimali esterni sempre con frese a media granulometria: questo è un pas- saggio molto importante perché la giusta forma e posizione delle linee di transizio- ne (“spigolo” che si forma tra il margine interprossimale e la superficie vestibola- re) sono fondamentali per l’integrazione estetica del restauro. Sistemata la forma si passa a rifinire la superficie iniziando con la correzione della macrotessitura: con una fresa dia- mantata a granulometria media o con una fresa multilama si scolpiscono i sol- chi e le lobature superficiali. Le linee di crescita dello smalto (micro- tessitura) vengono create con una punta di carborundum graffiando delicatamen- te la superficie del restauro (Fig. 23). La successiva fase di lucidatura ha lo scopo di rendere lucenti e brillanti le superfici del restauro senza però perdere i fini dettagli di macro e micro tessitura faticosamen- te ottenuti con la rifinitura. Per questo motivo il sistema più adatto per lucidare il restauro risulta essere l’utilizzo di paste diamantate applicate su uno spazzolino a ruota in pelo di capra, in grado di segui- re senza distruggere le rugosità superfi- ciali create in rifinitura. La lucidatura inizia utilizzando la pasta diamantata a 3 micron e poi si passa quella a 1 micron utilizzando lo spazzolino con abbondante spray d’acqua (Figg. 24-25). Gli spazi interprossimali vengono luci- dati utilizzando strisce abrasive a granu- lometria decrescente impregnate con le paste diamantate. La brillantatura finale si ottiene pas- sando sul restauro una pasta all’ossido di alluminio montata su feltrino ini- zialmente a bassa velocità a secco e poi a velocità maggiore con abbondante spray d’acqua senza mai premere con forza sul- la superficie del restauro (Figg. 26-27). Come si può apprendere nel dettaglio la sua filosofia? Nel nostro centro corsi che si tro- va a San Fedele Intelvi, in provincia di Como, organizziamo numerosi corsi che affrontano nel dettaglio le problemati- che legate alla ricostruzione dei denti sia anteriori sia posteriori, non solo sulla tecnica diretta ma anche su quella indi- retta (Fig. 28). Durante i nostri corsi, viene data ai partecipanti la possibilità di seguire in diretta un caso su paziente e di eseguire una parte pratica su model- li per poter toccare con mano i materiali utilizzati per realizzare restauri secondo le “cinque dimensioni del colore del den- te” (Fig. 29). Figg. 22-27 - Fasi di rifinitura e lucidatura. Figg. 28, 29 - Il centro corsi aggiornamenti SaS a San Fedele Intelvi, Como.