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Lab Tribune Italian Edition

4 Italian EditionAnno I n. 0 - Ottobre 2011 Pratica & Clinica LT pagina 1 Generalità L’Attivatore, pur dopo quasi un secolo dalla sua presentazio- ne, è uno dei dispositivi ancor oggi più diffusi ed utilizzati in ortodonzia; i casi ideali di appli- cazione sono le malocclusioni di I classe e II classe 1° divisione con tendenza di crescita normo o ipo divergente. Il dispositivo si propone di correggere la funzione neuro- muscolare eliminando la posi- zione scorretta delle arcate; la sua azione terapeutica, così come quella di molti altri appa- recchi funzionali, è clinicamen- te osservabile a livello delle tre strutture fondamentali dell’ap- parato stomatognatico e cioè: denti-ossa-muscoli(3) . Come descritto in preceden- za si può definire l’attivatore di Andresen come un monoblocco in resina, fornito di piani incli- nati sia anteriori che nei settori latero posteriori, sui quali i denti sono costretti a scivolare quando il paziente chiude la bocca; per tale motivo l’Andresen viene definito un attivatore passivo. Costruzione Il monoblocco, così come altri dispositivi funzionali, deve essere costruito sui modelli fissati in vertocclusore, secon- do il morso in cera rilevato sul paziente e fornitoci dal medico; questo rispetterà alcune carat- teristiche fondamentali, come descritto ampiamente dal prof. M. Bondi nel suo testo, a secon- da che le alterazioni riguardino il piano verticale e/o il piano sagittale(4,5) . È importante per il tecnico conoscere queste confor- mità tra il tipo di morso in cera e la malocclusione per verificare prima di iniziare la fabbrica- zione del dispositivo, che non ci siano errori nel morso stesso, che sarebbero la causa di un fal- limento della terapia o peggio ancora di un danno sul piccolo paziente. Per meglio descrivere tutte le fasi che conducono alla realizzazione di questo disposi- tivo, utilizzerò come esempio il caso clinico di un paziente che, pur essendo al momento della stesura di quest’articolo, ancora in terapia, ha collaborato mol- to bene nel rispettare le indi- cazioni fornitegli dal medico nell’indossare l’Andresen per le ore giornaliere prescritte, otte- nendo degli ottimi risultati in 8 mesi di trattamento. Dopo la colatura delle impron- te e la squadratura dei modelli da lavoro, si verifica la congruità del morso di costruzione in rela- zione al tipo di monoblocco richiestoci, che in questo caso sarà costruito in modo da cor- reggere sia la II classe che il morso profondo; per tale motivo avremo un morso in cera che avanza la mandibola fino alla posizione corretta ed un rial- zo posteriore di ca. 4 mm, allo scopo di favorire anche l’estru- sione dentale. Le figure da 1 a 7 mostrano i modelli con la situa- zione all’inizio della terapia e il relativo morso in cera; il pazien- te si presenta all’età di aa. 9,4 nel marzo 2010. Si passa in seguito al fissag- gio dei modelli in vertocclusore con del gesso duro di classe III possibilmente dello stesso tipo utilizzato per sviluppare le due impronte (Fig. 8). Liberati i modelli dal mor- so in cera, si procede alla rea- lizzazione dell’arco vestibolare superiore con un segmento di filo di ca. 15 cm. del diametro di 0,8-0,9 mm in acciaio inox; l’arco verrà fatto passare lungo il terzo medio delle superfici vestibolari dei 4 incisivi e lo si farà rientrare tra il canino e il primo premolare (Fig. 9); se il caso lo richiedesse l’arco vesti- bolare può essere fatto rientrare tra i due premolari. LT pagina 5 Fig. 10 Fig. 11 - Si vede il particolare della ceratura del gruppo frontale inferiore in modo da non fare debordare eccessivamente l’acrilico creando il capping sugli incisivi. Fig. 1 - Si noti l’inclinazione della linea incisiva. Fig. 2 - Si come sia presente una eccessiva estrusione dei premolari decidui superiori. Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5 Fig. 8 Fig. 6 - Il morso di costruzione posizionato sui modelli in visione frontale, da cui si può controllare la corretta corrispondenza delle linee mediane. Fig. 7 - Si può notare come sia stato rilevato correttamente il morso, in termini di avanzamento mandibolare e rialzo posteriore, in relazione al tipo di attivatore che andremo a costruire. Fig. 9 - Nell’immagine del modello superiore si nota lo scarico in cera della zona retro incisiva, allo scopo di ottenere con le attivazioni successive una loro correzione in senso palatale.