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Dental Tribune Italian Edition

3 Anno V n. 2 - Ottobre 2011Italian Edition Ricerca & Clinica OT pagina 2 Perché ritiene importante la ricerca? Un buon dispositivo medico deve rappresentare l’esito di un lungo percorso di ricer- ca clinica, ma soprattutto di base e strumentale. A volte mi sorprende vedere proposti sul mercato dispositivi orto- dontici nati e sviluppati uni- camente grazie all’esperienza e intuizione di un clinico. La ricerca è, inoltre, importante per sviluppare e realizzare nuove tecnologie. In tal sen- so gli allineatori trasparenti rappresentano una nuova e realmente innovativa tecno- logia, capace di aumentare il valore degli operatori odon- toiatrici che la utilizzano. Troppo spesso si è portati a considerare tali dispositivi unicamente “estetici”; uno dei pregi è quello di rappre- sentare una nuova tecnologia capace di facilitare il lavoro del clinico e contemporanea- mente rendersi attrattivo nei confronti del paziente. Un processo, come tutte le nuove tecnologie, sul quale investire e nel quale integrarsi. Dottor Garino, cosa pen- sa del luogo comune che gli allineatori trasparenti ortodontici servono solo in casi semplici? Effettivamente è un luogo comune. Questo poteva essere affermato dieci anni fa, quan- do la tecnica era giovane, gli allineatori primitivi e i pro- tocolli differenti. Dall’avven- to dei primi allineatori sono passati undici anni e in questo periodo la tecnica ha avuto una rapida evoluzione, che si è avuta anche nell’esperienza degli operatori. Il luogo comu- ne che gli allineatori servano solo in casi non complessi è legato più che altro alla scar- sa esperienza dell’operatore per tale tecnica. Negli ultimi anni, inoltre, sono stati inse- riti protocolli che permettono l’utilizzo di ausiliari nei casi in cui debbano essere esegui- ti movimenti che superino le possibilità degli allineatori. Si passa da tecniche segmentate in ausilio agli allineatori, fino a trattamenti convenziona- li seguiti da trattamenti con allineatori. In alcuni casi è possibile effettuare anche pre- parazioni chirurgiche, per poi accostarsi all’intervento chi- rurgico con una tecnica con- venzionale, come richiesto dai chirurghi maxillo-facciali. Quali ritiene siano i valori delle diverse offerte di alli- neatori presenti sul merca- to in Italia? Non posso esprimermi su tutte le tecniche, in quanto non ne ho l’esperienza e per questo non sarebbe corretto giudicar- le. Vi sono tecniche con undi- ci anni di feedback clinico e altre più giovani. Nel tempo c’è stato l’avvento di tecniche poi scomparse dal mercato e il recente inserimento di nuovi marchi. Alcune hanno il pregio di disporre di una simulazione di trattamento che consente all’operatore di visualizzare virtualmente il risultato finale prima di met- tere in opera gli allineatori, fatto fondamentale per una corretta comunicazione tra clinico e tecnico. Cosa pensa degli scanner intraorali? Gli scanner intraorali rap- presentano una scommessa interessante. Avranno sicu- ramente un impatto positivo nella pratica clinica, non solo per gli allineatori, ma anche in altri campi, come i modelli digitali, i set-up virtuali, bon- daggi indiretti basati su set up virtuali e la produzione di modelli stereolitografici da file STL. Associati a macchi- ne apposite, gli scanner per- mettono infatti di esportare file STL e combinarli con file “cone-beam”, riuscendo a rea- lizzare delle simulazioni tri- dimensionali di trattamenti ortodontici e ortodontico-chi- rurgici. Ovviamente la simu- lazione potrà essere estesa all’odontoiatria in generale. A oggi gli scanner intraora- li non rappresentano ancora il presente della pratica cli- nica, ma ne rappresentano il futuro. Molti operatori sono a oggi bloccati nell’acquisto di uno scanner per i costi; consi- derando questa spesa come un investimento a medio-lungo termine lo scanner intraora- le è però un dispositivo a cui uno studio medio–grande non potrà rinunciare in termini di tempistica e di qualità. L’uti- lizzodiunoscannerintraorale ha svariati vantaggi rispetto alla presa delle impronte. Uno di questi è la precisione, supe- rando qualsiasi errore riferi- bile alla presa dell’impronta o alla sua spedizione. L’im- pronta è comunque sottoposta a una distorsione nel tempo, che, seppur minima, può cau- sare dei problemi in termini di adattamento dell’allineatore. Per non parlare del disagio, seppur temporaneo, arrecato al paziente nei minuti neces- sari per prendere un’impronta di precisione. Paola Montanari Luca Levrini. Francesco Garino. Variazioni della funzione visiva e dell’appoggio podalico in pazienti con disfunzioni cranio-cervico-mandibolari, trattati con riposizionamento mandibolare in avanzamento F. Luraghi*, F. Disconzi*, A. Gandini**, M. Trevisol*** *Odontoiatra; **Bioingegnere; ***Optometrista comportamentale Estratto dalla tesi di Master in Posturologia, La Sapienza Università di Roma, anno accademico 2008-2009 Introduzione Il lavoro trae origine dalla necessità di verificare con ana- lisi strumentali, utilizzabili all’interno di un ambulatorio medico odontoiatrico, quelle relazioni tra occlusione, funzio- ne visiva e funzione podalica che sempre più attirano l’atten- zione dei professionisti sanitari che si occupano di postura e di patologie correlate. L’obiettivo è quello di contri- buire alla conoscenza del rap- porto tra la modalità con cui le varie parti del sistema sto- matognatico si relazionano e l’effetto di queste relazioni sul sistema visivo. L’evidenza clini- ca di questo rapporto, già ripor- tato in letteratura, ci ha indotto a introdurre i test di valutazio- ne visiva tra le analisi cliniche normalmente effettuate per lo studio dei casi clinici. Nello specifico, ci siamo occu- pati di analizzare le variazioni della funzione visiva in pazienti portatori di dispositivi di ripo- sizionamento della mandibo- la, normalmente utilizzati nel trattamento di patologie condi- lo-meniscali dell’articolazione temporo-mandibolare. I dati ottenuti sono stati ulte- riormente integrati con i risul- tatidell’analisibaropodometrica effettuata prima e dopo l’ap- plicazione degli apparecchi di riposizionamento. La variazione della funzione visiva è stata ana- lizzata mediante due test non invasivi, il test di convergenza e il cover test, che richiedono una strumentazione minima e che possono pertanto essere eseguiti con facilità ovunque. La letteratura riporta dati discordanti in relazione al rap- porto occlusione/visione e ancor più se questo rapporto viene integrato con i risultati dell’ana- lisi dell’appoggio podalico. Pur essendo ben consci che le meto- diche valutative più raffina- te sono ben lontane dal poter essere utilizzate nell’ambito di un comune ambulatorio odon- toiatrico, abbiamo sfruttato al meglio ciò che possiede caratteri di semplicità tali da poter esse- re utilizzato come ausilio nella pratica quotidiana, almeno per quel che riguarda i test visivi. Un altro elemento da conside- rare è riferibile alla condizione di salute dei pazienti sottoposti all’analisi, in quanto si tratta di soggetti con stato di salute alte- rato, reclutati in modo casuale in un ambulatorio specializzato nel trattamento degli squilibri dell’apparato stomatognatico. Ovviamente, non è stato possi- bile analizzare contestualmente la variazione della funzionalità visiva in pazienti a cui viene modificata la funzione occlusa- le. La funzionalità visiva è stata analizzata in un secondo tempo, presso il centro ricerche Milan- lab, con l’ausilio di attrezzature e competenze che è difficile ave- re a disposizione in un ambula- torio odontoiatrico. Scopo del lavoro Scopo dello studio è verificare, conanalisistrumentalisemplici, utilizzabiliinunnormaleambu- latorio medico odontoiatrico, OT pagina 4